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    L’Ukip accusato di aver finanziato la campagna per la Brexit con fondi europei

    Il partito indipendentista britannico avrebbe utilizzato quasi mezzo milione di euro di finanziamenti Ue per scopi nazionali in contrasto con le regole dell'Unione

    Di TPI
    Pubblicato il 17 Nov. 2016 alle 16:03 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:50

    Il partito indipendentista britannico Ukip, che ha guidato la campagna per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, ha utilizzato quasi mezzo milione di euro di finanziamenti Ue per le elezioni nazionali e la campagna per il referendum sulla Brexit. La notizia è trapelata dal rapporto di un revisore esterno del Parlamento europeo, diffuso dalla rete britannica Sky News.

    Secondo il rapporto, i fondi hanno costituito il “finanziamento indiretto di un partito politico nazionale” e della “campagna referendaria”, entrambi vietati dalle regole del Parlamento europeo.

    I finanziamenti provenienti da Strasburgo possono essere infatti utilizzati dai partiti solo per condurre attività politiche a livello europeo e non per portare avanti campagne nazionali.

    I fondi sono stati forniti dall’Europa al gruppo politico europeo, l’Alleanza per la Democrazia Diretta in Europa (Adde), un’unione di partiti euroscettici di cui l’Ukip di Nigel Farage rappresenta la forza dominante.

    “Le circoscrizioni selezionate per molti dei sondaggi elettorali sottolineano che tali attività sono state condotte nell’interesse del Ukip”, si legge nel rapporto. “La maggior parte dei collegi elettorali possono essere identificati come essenziali per il raggiungimento di una significativa rappresentanza nella Camera dei comuni nelle elezioni generali del 2015 o per un risultato positivo per il Leave“.

    “Questi servizi non erano nell’interesse del partito europeo, che non poteva essere coinvolto nelle elezioni nazionali, né in occasione del referendum a livello nazionale”, conclude il rapporto.

    Se il rapporto del revisore esterno sarà confermato la prossima settimana, l’Ukip sarà costretta a pagare fino a 173mila euro al Parlamento Ue.

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