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    Ucraina, papà Marco in fuga a piedi dalla guerra con i figli: “È tutto un gioco”. Come nel film di Benigni

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 28 Feb. 2022 alle 10:15

    Ricorderete tutti il film premio Oscar “La vita è bella” di Roberto Benigni, dove un papà ebreo veniva deportato in un lager nazista insieme al figlio. Come spiegare a dei bambini il dramma della guerra? In quel caso Benigni fingeva che tutto fosse un gioco, per proteggere il suo bimbo dall’orrore dei campi di concentramento. In questo caso la finzione cinematografica è diventata realtà.

    Marco Gallipoli, un fotografo italiano che vive con la sua famiglia a Leopoli, è diventato un profugo. Come molte altre migliaia di persone, infatti, è stato costretto a lasciare l’Ucraina a causa della guerra in corso. Con sé in questo lungo viaggio i suoi due figli, Aurora e Flavio, di 7 e 9 anni. Esattamente come ne “La vita è bella”, Marco ha deciso di trasformare questo fatto drammatico in un gioco per i suoi bambini, raccontando il loro esodo dall’Ucraina passo dopo passo su Facebook.

    La mamma dei due piccoli, invece, è rimasta lì. “Viene da una famiglia che ha già combattuto per impedire l’invasione sovietica e stavolta di certo non poteva tradire l’insegnamento che le ha lasciato la nonna, alla quale è anche dedicata la via nella quale abitiamo. Non poteva lasciare la sua gente, farà la volontaria, pronta ad aiutare i profughi che arriveranno già nei prossimi giorni. Anche io conto di tornare: porto i bimbi in Italia, poi andremo negli Stati Uniti e alla fine tornerò a Leopoli”, spiega Marco.

    Zaino in spalla, il fotografo e i due ragazzi hanno iniziato il loro cammino lungo 30 km verso il confine con la Polonia. “Ci siamo fatti accompagnare da un amico, non ho preso l’auto perché sapevo che ci sarebbe stata parecchia fila alla frontiera. A piedi si passa più velocemente”, ha spiegato l’uomo in un video. “Noi adesso vogliamo andare in Italia, in America, poi però torneremo in Ucraina, quella è casa nostra”, dicono i bimbi.

    Dopo due giorni di viaggio sotto il freddo, con temperature sotto lo zero, l’arrivo alla frontiera con la Polonia: “Guardate che bello bambini, guardate quanta gente che ci aspetta”, dice entusiasta il fotografo. “La nostra salvezza è merito di tante persone e anche del nostro sorriso. D’altronde siamo romani, la buttiamo sempre in caciara”. Poi il passaggio fino a Cracovia, traguardo di una lunga maratona. “Pensavamo che ci sarebbero volute 5 ore, ma ne sono bastate meno di tre. Per tutto il viaggio ho pensato che mi sarei dovuto inventare qualsiasi cosa per rendere questo momento il meno traumatico possibile per i miei bambini”, spiega Marco a TgCom24. “Nella strada tanta gente ci ha offerto da bere, il caffè, anzi il tè, poi pure i biscotti. È stato bello, adesso siamo in un altro posto”. Per loro adesso inizia una nuova avventura.

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