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    Khashoggi, la Turchia trasferisce in Arabia Saudita il processo sull’uccisione del giornalista

    Di Almerico Bartoli
    Pubblicato il 7 Apr. 2022 alle 12:46 Aggiornato il 7 Apr. 2022 alle 12:52

    Un tribunale turco ha annunciato oggi la decisione di  trasferire il processo sull’omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi in Arabia Saudita, annullando ogni prospettiva di giustizia sul crimine efferato che ha provocato forti reazioni di sdegno in tutto il mondo. Come scrive il New York Times, si tratta di un duro colpo nei confronti degli attivisti per i diritti umani e per la libertà di stampa che speravano di portare alla luce ulteriori elementi sulle dinamiche del crimine e individuare i responsabili. Khashoggi è stato ucciso e smembrato da una squadra di killer sauditi nel 2018 dentro il consolato saudita di Istanbul, dove il giornalista si era recato per ottenere i documenti necessari per sposarsi con la sua fidanzata turca, Hatice Cengiz.

    Poco prima dell’annuncio in aula, l’avvocato di Cengiz, Ali Ceylan, ha dichiarato che è meglio non affidare l’agnello al lupo,” chiedendo di “proteggere la dignità e l’onore della nazione turca” e scongiurando la presa di decisione ricordando alla Corte che il presidente Recep Tayyip Erdogan e altri funzionari turchi hanno dichiarato in passato che non esiste giustizia in Arabia Saudita. Ciò non è bastato ad annullare la decisione della giuria di giudici, che ha confermato la richiesta di trasferimento, giunta la settimana scorsa dal procuratore e accolta dal ministro della Giustizia turco, poiché nessuno dei 26 sospetti sauditi mandati a processo si trovava sotto custodia in Turchia.

    Il processo turco, avviato nel 2020, aveva assunto una forte valenza simbolica dopo che l’Arabia Saudita si era rifiutata di estradare i sospetti e la legge turca non consente di condannare persone prima che testimonino in aula. Khashoggi era un noto giornalista che dopo essere finito nella lista nera del suo governo ha deciso di trasferirsi negli Stati Uniti, dove scriveva editoriali per il Washington Post in cui cui criticava apertamente il principe ereditario Mohammed bin Salman e i suoi progetti futuri per il regno. Il corpo di Khashoggi non è stato mai più ritrovato.

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