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    In Turchia riprende il processo ai giornalisti del quotidiano di opposizione Cumhuriyet

    Il direttore del giornale turco Cumhuriyet, Can Dündar. Credit: Ozan Kose

    I 17 imputati sono accusati di sostegno al terrorismo e legami con vari gruppi anti-Erdogan. Rischiano fino a 43 anni di carcere

    Di Giuseppe Loris Ienco
    Pubblicato il 31 Ott. 2017 alle 11:50 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:25

    In Turchia riprende il processo, arrivato alla quarta udienza, ad amministratori e giornalisti di Cumhuriyet, il quotidiano di Istanbul fondato nel 1924 che rappresenta una delle voci più autorevoli dell’opposizione laica del paese.

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    In segno di protesta, molti sostenitori e lettori del giornale si sono radunati di fronte al tribunale della città turca, mostrando cartelli che riportano slogan come “Stop alla caccia di oppositori e agli arresti di giornalisti” e “Giustizia per Cumhuriyet”.

    I 17 imputati alla sbarra sono accusati di “sostegno a organizzazione terroristica senza esserne membri” e di avere legami a vario titolo con la presunta rete golpista guidata dal predicatore Fethullah Gülen, con il gruppo di estrema sinistra del Fronte rivoluzionario della liberazione popolare (DHKP-C) e con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). In caso di condanna, rischiano pene che vanno dai sette ai 43 anni di reclusione.

    Tra loro ci sono alcuni tra i giornalisti turchi più noti, come Murat Sabuncu, Bulent Utku, Ahmet Sik, Emre Iper, Hikmet Aslan Cetinkaya, ma anche l’amministratore delegato Akin Atalay e il vignettista Musa Kart.

    L’ex direttore di Cumhuriyet, Can Dundar, processato in contumacia, si trova da mesi in Germania.

    Nella terza e più recente udienza del 25 settembre era stato rimesso in libertà condizionata, dopo aver trascorso 11 mesi in carcere, il giornalista Kadri Gursel, mentre era stata riconfermata la detenzione preventiva per Sabuncu, Atalay, Sik e Iper.

    Sempre martedì 31 ottobre è ricominciato anche il processo alla scrittrice turca Asli Erdogan, accusata di “propaganda terroristica” per i suoi presunti legami con il Pkk e per i suoi articoli pubblicati da Ozgur Gundem, giornale filo-curdo chiuso su ordine del tribunale dal 16 agosto 2016.

    In base ai dati riportati da Afp e raccolti da P24, gruppo impegnato nella difesa della libertà di stampa, sono 170 i giornalisti che si trovano ancora in carcere in Turchia, la maggior parte dei quali sono stati arrestati poco dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio 2016.

    Su 180 nazioni censite, la Turchia si trova al 155° posto nella classifica di Reporters sans frontières (RSF) sulla libertà di stampa.

     

     

     

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