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    Almeno 33 migranti sono morti al largo delle coste turche

    La guardia costiera turca ha tratto in salvo alcuni dei passeggeri. L'agenzia di stampa Dogan segnala però un secondo naufragio

    Di Giulio Gambino
    Pubblicato il 8 Feb. 2016 alle 14:23 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:46

    Sarebbe di 33 vittime il bilancio degli ultimi due naufragi avvenuti al largo delle coste turche lunedì 8 febbraio 2016.

    La guardia costiera turca ha reso noto che 23 migranti sono annegati mentre tentavano di raggiungere un’isola greca. Sarebbe in corso un’operazione di ricerca e salvataggio dei passeggeri dispersi.

    Un migrante è stato salvato da un pescatore mentre altri tre sono stati tratti in salvo dalla guardia costiera, che ha messo in campo unità navali e elicotteri per la ricerca degli altri 13 passeggeri.

    L’imbarcazione è affondata nel Mar Egeo vicino la zona di Edremit, nella provincia nordoccidentale di Balikesir, ha reso noto la guardia costiera in un comunicato.

    L’agenzia di stampa privata turca Dogan ha invece segnalato l’affondamento di una seconda imbarcazione più a sud, al largo della costa di Dikili nella provincia di Izmir. Dogan ha inoltre riferito che a bordo della prima imbarcazione si trovavano anche alcuni bambini.

    Mentre continua il flusso di migranti in fuga dalle guerre e dalle violenze che perdurano in Siria, Afghanistan, Iraq e altri paesi, sono almeno 374 le persone rimaste uccise dall’inizio dell’anno nel tentativo di raggiungere l’Europa via mare.

    Il cancelliere tedesco Angela Merkel è in visita in Turchia proprio per discutere di come ridurre il numero di migranti in viaggio verso l’Europa.

    Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), quasi 70 mila persone sono già approdate sulle coste greche in questo primo scorcio di 2016. Quasi la metà di loro sono Siriani.

    Decine di migliaia di Siriani si stanno dirigendo verso la Turchia, in fuga dall’offensiva governativa sulla città di Aleppo. 

    La Turchia ha tuttavia precluso l’ingresso alla maggior parte dei profughi che si vanno ammassando al punto di frontiera di Kilis, nonostante gli appelli dei leader europei perché vengano fatti passare.

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