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    “Io, funzionario della Casa Bianca, sono parte della resistenza anti Trump”

    Un ritratto di Donald Trump realizzato dagli artisti Daria Marchenko e Daniel Green. Credit: AFP PHOTO / Don EMMERT

    Sul New York Times un funzionario anonimo svela le trame di boicottaggio contro Trump interno alla Casa Bianca

    Di Cristiana Mastronicola
    Pubblicato il 6 Set. 2018 alle 08:07 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 23:41

    Sul New York Times spunta un editoriale anonimo di un funzionario dell’amministrazione di Donald Trump che rivela le trame di sabotaggio interne alla Casa Bianca.

    L’editoriale rappresenta una critica scioccante e dura a Trump. Come si legge sul Guardian, non era mai successo prima che un funzionario interno rivelasse una situazione simile.

    L’autore anonimo descrive Trump come “immorale”, “anti democratico” e incline a prendere “decisioni illogiche e spesso sconsiderate”.

    La lista delle critiche dovrebbe essere familiare agli avversari del presidente, a sinistra come a destra. Incontri disorganizzati, un comportamento impetuoso e meschino, l’incapacità di attenersi alle decisioni, l’antipatia per la stampa libera e gli istinti “antidemocratici”.

    L’autore dell’editoriale sostiene anche che la “resistenza” ha anche pensato alla possibilità di appellarsi al 25esimo emendamento, una disposizione costituzionale che consente al vicepresidente e alla maggioranza dei segretari di governo di votare per rimuovere un presidente che “non è in grado di assolvere i poteri e doveri del suo ufficio “.

    Ipotesi, questa, scartata: “Nessuno vuole far precipitare il paese in una crisi costituzionale”, scrive il funzionario. “Quindi faremo tutto il possibile per indirizzare l’amministrazione nella giusta direzione fino a quando – in un modo o nell’altro – il mandato terminerà”, scrive l’autore.

    La “resistenza” in seno alla Casa Bianca “è una disgrazia”. È così che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump reagisce infuriato all’editoriale anonimo.

    Trump è arrivato anche a intimare al giornale di svelare l’identità del funzionario, per questioni di “sicurezza nazionale”.

    Ma il quotidiano, in tutta risposta, ha difeso l’editoriale e in una dichiarazione ha affermato: “Siamo incredibilmente orgogliosi di aver pubblicato questo pezzo, che aggiunge un valore significativo alla comprensione del pubblico di ciò che sta accadendo nell’amministrazione Trump”.

    Il dirigente nell’editoriale del Nyt ha dichiarato di lavorare, come molti altri funzionari della Casa Bianca, per “ostacolare parti del suo programma e contro le sue peggiori disposizioni”. Questo perché il presidente, sempre secondo il funzionario, starebbe mettendo a repentaglio “la salute della repubblica”.

    Il presidente ha aggiunto che questo anonimo editorialista “sta probabilmente fallendo” proprio come il New York Times, ha proseguito Trump. “Se io non fossi qui – ha sottolineato ancora – il New York Times probabilmente non esisterebbe” più.

    Il presidente ha poi tirato fuori un documento rivendicando i successi della sua amministrazione. “Nessuno ha fatto quello che è riuscita a fare questa amministrazione dal punto di vista dei provvedimenti approvati e nell’ottenere risultati”.

    In supporto a tale tesi, il presidente ha citato il bilancio, la deregulation, i tagli alle tasse e la bassa disoccupazione.

    È iniziata, quindi, la caccia all’anonimo autore dell’editoriale, mentre nella notte è arrivato puntuale il tweet del presidente: “Tradimento?”. Sarah Sanders, portavoce della Casa Bianca, aveva già attaccato il funzionario sconosciuto: “Codardo e senza spina dorsale”, l’aveva definito a poche ore dalla pubblicazione dell’articolo sul Nyt.

    “Circa 62 milioni di persone hanno votato il presidente Trump e nessuno di loro ha votato per una fonte del fallimentare New York Times. L’individuo dietro la lettera – ha continuato ancora Sanders – ha scelto di tradire invece di sostenere il presidente eletto degli Stati Uniti. Al primo poso non ha messo il paese, ma se stesso e il suo ego. Questo codardo dovrebbe fare la cosa giusta e dimettersi”.

    Le trame di boicottaggio interne alla Casa Bianca sono state al centro dell’attenzione dei media per la pubblicazione del libro di Bob Woodward, “Fear: Trump in the White House”.

    Il giornalista, due volte premio Pulitzer – una per lo scandalo Watergate – nel suo libro ha messo in evidenza le criticità interne alle dinamiche della Casa Bianca, dove lo staff del presidente ignora o cerca di bloccare le indicazioni di Donald Trump.

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