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    Come la tecnologia ci sta rendendo sempre più stressati a lavoro

    Secondo il report "The Quality of Working Life", l’abitudine di essere costantemente connessi potrebbe essere un fattore importante nel renderci più stressati

    Di TPI
    Pubblicato il 14 Giu. 2016 alle 17:56 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:16

    Secondo il report The Quality of Working Life 2016, l’abitudine
    contemporanea di essere costantemente connessi attraverso dispositivi che ci
    tengono online in qualsiasi momento, potrebbe essere un fattore importante nel
    renderci più stressati e meno produttivi sul posto di lavoro.

    “Circa il 40 per cento delle persone, dopo essersi
    svegliate, per prima cosa controllano la loro posta elettronica”, dichiara
    il professor Cary Cooper, che ha guidato uno studio della Manchester Business School, aggiungendo: “Per un
    altro 40 per cento, è l’ultima cosa che fanno prima di dormire”.

    Alcune imprese, in questo senso, si stanno muovendo con
    gesti volti a migliorare la vita dei propri dipendenti, come la Volkswagen, che
    nel 2012 ha incominciato a impedire l’accesso agli account e-mail lavorativi
    fuori dai propri turni; oppure Daimler, che ha permesso ai suoi dipendenti di cancellare
    tutte le e-mail ricevute durante le vacanze.

    Anche la nuova legge sul lavoro
    francese, di cui molto si sta discutendo in queste settimane, incoraggia le
    aziende ad adottare misure analoghe.

    Per evitare le distrazioni, Robby Macdonell ha fondato la startup RescueTime, che
    aiuta gli utenti a monitorare la loro produttività e a filtrare le distrazioni,
    offrendo la possibilità di bloccare alcuni programmi per determinati periodi di
    tempo.

    Dajia Zhu ha invece realizzato l’applicazione StayFocused,
    anch’essa dedicata a impedire a se stessi la navigazione su siti come Facebook
    e altre cause di distrazione.

    Negli Stati Uniti si sta invece diffondendo presso grandi
    aziende o istituzioni governative la tendenza a promuovere la meditazione sul
    posto di lavoro, con sessioni disponibili presso grandi nomi come Google,
    Target e il corpo dei Marines.

    Dave Coplin, a capo dell’Envisioning Office di Microsoft UK, ritiene che gli strumenti di intelligenza artificiale, come Siri o Cortana, ci aiuteranno in futuro ad affrontare il “diluvio di informazioni” a cui siamo sottoposti quotidianamente, scegliendo di “disturbarci” solo quando non siamo già troppo impegnati.

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