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    Talebani aprono il fuoco per disperdere una protesta contro il Pakistan. “Sparano alla povera gente”

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 7 Set. 2021 alle 12:00 Aggiornato il 7 Set. 2021 alle 13:29

    I talebani hanno aperto il fuoco per disperdere una protesta a Kabul, poche ore dopo aver proclamato vittoria contro l’ultima sacca di resistenza in Afghanistan nella valle del Panshir.

    I miliziani hanno sparato in aria per allontanare manifestanti, circa 70, che stamattina si erano radunati di fronte all’ambasciata pakistana per protestare contro le interferenze del Pakistan, sostenitore chiave dei talebani durante il lungo conflitto seguito all’intervento militare statunitense del 2001. I talebani hanno anche arrestato l’operatore di ToloNews, Wahid Ahmadi, che stava riprendendo la protesta, secondo quanto dichiarato dalla stessa emittente. Non risultano al momento feriti.

    “Il governo islamico sta sparando alla nostra povera gente”, ha detto una donna all’agenzia di stampa Asvaka, in un video pubblicato su Twitter. “Queste persone sono molto ingiuste e non sono affatto umane”. Anche nel fine settimana, i talebani hanno disperso con la forza una manifestazione di sole donne organizzata a Kabul.

    Prima che i combattenti talebani aprissero il fuoco, i manifestanti hanno gridato slogan come “Morte al Pakistan”, “‘Pakistan, Pakistan, lascia l’Afghanistan” e “Lunga vita alla resistenza”.

    Ieri i talebani hanno diffuso video e immagini che mostravano combattenti issare la loro bandiera alzare la bandiera del cosiddetto Emirato islamico dell’Afghanistan a Barakar, capoluogo del Panshir, l’ultima provincia sfuggita alla loro avanzata fulminea, culminata con la presa di Kabul lo scorso 15 agosto, dopo il ritiro delle forze statunitensi dall’Afghanistan.

    Nei cinque anni che avevano trascorso al potere prima dell’intervento militare degli Stati Uniti e dei paesi alleati nel 2001, i talebani non erano mai riusciti a controllare la provincia, che ha resistito strenuamente anche all’Unione sovietica negli anni ’80 e ha poi sostenuto l’intervento statunitense.

    Dopo la caduta di Kabul, un gruppo di combattenti composto da soldati dell’esercito regolare afghano e unità delle forze speciali oltre a combattenti delle milizie locali, aveva promesso di resistere a qualsiasi tentativo di conquistare la valle del Panshir, situata a nord di Kabul tra le montagne dell’Hindu Kush.

    In risposta all’annuncio dei talebani di aver preso il controllo totale del Panshir, il Fronte di resistenza nazionale dell’Afghanistan (Nrfa) ha ribadito nelle scorse ore che la resistenza continuerà. “Le forze del Nrf sono presenti in tutte le posizioni strategiche in tutta la valle per continuare il combattimento”, ha detto sulla sua pagina Facebook Ali Maisam Nazary, responsabile delle relazioni estere del gruppo.

    “Ovunque tu sia, all’interno o all’esterno del paese, ti invitiamo a insorgere e resistere per la dignità, l’integrità e la libertà del nostro paese”, ha detto il leader della resistenza Ahmad Massud, figlio del leggendario “leone del Panshir” Ahamd Shah Massud, assassinato da al-Qaeda due giorni prima dell’11 settembre 2001. In una registrazione audio pubblicata ieri, Massud ha anche accusato i talebani di aver lanciato “un’offensiva militare su vasta scala contro il nostro popolo che ha causato numerose vittime, tra cui i miei stretti familiari”, al contrario delle rassicurazioni di un accordo con le forze di opposizione. Secondo i talebani, Massud e l’ex vicepresidente Amrullah Saleh potrebbero essere fuggiti nel vicino Tagikistan.

    Negli scontri degli scorsi giorni hanno perso la vita diversi comandanti della Nrfa, tra cui Fahim Dashti, portavoce della resistenza e nipote di Abdullah Abdullah, esponente dell’ultimo governo afghano che assieme all’ex presidente Hamid Karzai ha trattato con i talebani per il futuro governo dell’Afghanistan.

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