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    In Svizzera rianimazione negata agli anziani malati di Coronavirus

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 24 Ott. 2020 alle 12:45

    La Svizzera corre ai ripari dopo l’impennata di contagi da Coronavirus. Solo ieri, 23 ottobre, ben 6.592 contagi e 10 morti. Un rapporto doppio rispetto all’Italia, cinque volte tanto che in Germania. Così il documento elaborato dall’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche e dalla Società Svizzera di Medicina Intensiva, intitolato “Triage dei trattamenti di medicina intensiva in caso di scarsità di risorse”, lascia spazio a pochi dubbi.

    Come riporta un articolo de La Stampa, il Paese elvetico ha deciso che in caso di sovraffollamento delle terapie intensive, la rianimazione sarà negata agli anziani malati di Coronavirus. “Al livello B, indisponibilità di letti in terapia intensiva, non andrebbe fatta alcuna rianimazione cardiopolmonare”. A pagina 5 del documento sono indicate le tipologie di pazienti destinati a non essere ricoverati in Terapia Intensiva: “Età superiore a 85 anni. Età superiore a 75 anni accompagnata da almeno uno dei seguenti criteri: cirrosi epatica, insufficienza renale cronica stadio III, insufficienza cardiaca di classe NYHA superiore a 1 e sopravvivenza stimata a meno di 24 mesi”.

    Come in guerra, dunque, in Svizzera sarà prerogativa dei medici decidere chi curare e chi no. Al livello A, invece, cioè letti in Terapia Intensiva disponibili ma risorse limitate, i criteri per non essere ammessi alla rianimazione sono più gravi: “Arresto cardiocircolatorio ricorrente, malattia oncologica con aspettativa di vita inferiore a 12 mesi, demenza grave, insufficienza cardiaca di classe NYHA IV, malattia degenerativa allo stadio finale”.

    Una decisione che fa discutere e divide. Ne è consapevole Franco Denti, il presidente dell’Ordine dei Medici del Canton Ticino: “Decidere chi rianimare e chi no è pesante, pesantissimo per qualsiasi medico. Ma questo documento, che è pubblico, è a garanzia dei medici e degli stessi pazienti che potrebbero non aver voglia di essere sottoposti a ulteriori cure”.

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