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    Il suicidio, l’arma dei jihadisti vietata dall’Islam

    Gli attacchi suicidi sono uno fra i mezzi favoriti dai terroristi, che li rivendicano in nome dell’Islam. Il Corano tuttavia condanna l’atto del suicidio

    Di TPI
    Pubblicato il 22 Mar. 2016 alle 17:47 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:49

    Il 13 novembre 2015, allo Stade de France e al Bataclan di Parigi, cinque terroristi si sono suicidati facendosi saltare in aria con cinture esplosive.

    La mattina di mercoledì 18 novembre, nel corso del blitz condotto dalla polizia francese in un appartamento a Saint-Denis, a nord di Parigi, una donna kamikaze avrebbe agito nella stessa maniera, gettandosi dalla finestra.

    È la prima volta che accade una cosa simile in Francia, poiché nei precedenti attentati compiuti da terroristi islamici nel Paese nessuno aveva mai fatto ricorso a tali azioni. 

    Il suicidio è teoricamente proibito nell’islam. Diversi versi del Corano lo condannano esplicitamente.

    E non uccidete voi stessi, Allah, in verità, è Misericordioso verso di voi. E chiunque commetta ciò, per eccesso o per iniquità, Noi lo getteremo nel fuoco, la cosa che è semplice per Allah“, vi si legge.

    Le persone che si suicidano sono destinate all’inferno.

    Per contrastare l’ideologia omicida dei jihadisti, alcuni intellettuali musulmani invocano molto frequentemente l’interdizione al suicidio.

    Secondo numerosi musulmani, oltre a condannare il ricorso alla violenza, i terroristi non potrebbero rivendicare l’Islam agendo come kamikaze e uccidendo vittime innocenti. 

    L’arma di Dio 

    “La legittimazione di togliersi la vita volontariamente è un’idea contemporanea”, sostiene l’islamologo Rachid Benzine.

    Ricorrere agli attacchi suicidi ha suscitato dibattiti importanti all’interno del movimento islamista”, ha spiegato Bernard Godard, uno dei maggiori esperti francesi dell’Islam.

    Dalla guerra in Libano negli anni Ottanta, gli attacchi suicidi sono diventati una delle armi favorite dai gruppi jihadisti. Nel 1985 il leader spirituale di Hezbollah (sciita), lo sceicco Fadlallah, sospese il divieto al suicidio per i combattenti.

    Un momento determinante, anche se il gran muftì dell’Arabia Saudita Ibn Baz rifiutò questa presa di posizione.

    Nel corso degli anni Novanta, Hamas ha moltiplicato gli attacchi suicidi. Il teologo di riferimento del movimento dei Fratelli musulmani Yussef El-Qaradawi ha successivamente legittimato gli attacchi suicidi condotti da Hamas contro Israele.

    “Le operazioni dei martiri sono l’arma che Dio dà ai poveri per combattere i forti. Si tratta della compensazione divina. La società israeliana è una società militare”, aveva dichiarato Yussef El-Qaradawi.

    Nella retorica jihadista, il kamikaze è un martire che muore per la fede e per difendere i musulmani. Questo gli dà il diritto di accedere al paradiso. 

    Sebbene anche il leader di Al-Qaeda al-Zawahiri abbia espresso reticenze riguardo alla partecipazione delle donne al conflitto, le kamikaze donne non sono rare nella storia del jihadismo.

    Soprannominate le “vedove nere”, le donne cecene hanno segnato la storia commettendo molti degli attentati contro Mosca dall’inizio del 2000. 

    Pezzo rielaborato dall’articolo di Bernadette Sauvaget uscito su Libération 

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