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    Perché la morte del leader dei Linkin Park è legata a quella di Chris Cornell

    Chris Cornell e Chester Bennington insieme sul palco nel 2008 dopo aver cantato Hunger Strike. Credit: Facebook/Chris Cornell

    Chester Bennington si è suicidato nel giorno del 53esimo compleanno di Chris Cornell, il cantante dei Soundgarden che si è ucciso a maggio

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 22 Lug. 2017 alle 14:55 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:43

    Il 20 luglio, Chester Bennington, cantante leader della band statunitense Linkin Park, si è suicidato nella sua casa nel sud della California. Lo stesso giorno sarebbe stato il 53esimo compleanno di Chris Cornell, cantante dei Soundgarden, che si suicidò a maggio. Bennington era molto vicino a Cornell, a cui aveva scritto una lettera aperta a Cornell il giorno del suo suicidio.

    “Non posso immaginare un mondo senza di te”, scrisse Bennington. I due, oltre che amici, collaboravano anche a livello artistico, organizzarono infatti alcuni tour musicali insieme alla fine degli anni 2000. Alla morte di Cornell poi, Bennington cantò la canzone Hallelujah, scritta da Leonard Cohen, al suo funerale.

    La morte del cantante dei Linkin Park proprio nel giorno del compleanno di Cornell potrebbe non essere un caso. Gli psicologi esperti di prevenzione del suicidio sostengono infatti che occasioni importanti come compleanni, anniversari e festività possono innescare intense emozioni negative per le persone che hanno visto un loro caro suicidarsi.

    Questi sentimenti possono aumentare il rischio di suicidio del sopravvissuto, in particolare quando se il soggetto ha precedentemente sperimentato forti attacchi depressivi o comportamenti suicidi. Bennington aveva parlato apertamente di lottare contro la dipendenza da alcol, droghe e farmaci, contro la depressione e pensieri suicidi.

    “Gli anniversari ci ricordano il fatto che la persona cara non è più con noi”, afferma Julie Cerel, presidente dell’Associazione americana di psicologia del suicidio. “È un periodo a rischio per le persone che soffrono e sono senza speranza”, sostiene la Cerel.

    La pianificazione anticipata dei festeggiamenti per un compleanno, un anniversario, o una qualsiasi altra occasione speciale può aiutare le persone che hanno subito una perdita di questo tipo. Ad esempio, una famiglia può scegliere di trascorrere il primo Natale dopo il suicidio di un proprio caro andando in vacanza invece che restando a casa. Questo aiuta a celebrare la vita e a ricordare in modo sano la persona scomparsa, combattendo i pensieri negativi e impedendo l’isolamento dei soggetti a rischio.

    Amelia Lehto, membro del consiglio di amministrazione dell’Associazione americana di psicologia del suicidio e vicepresidente di Six Feet Over, un gruppo di prevenzione operativo nello stato federato americano del Michigan, afferma che ora i fan di Bennington devono combattere con i propri complicati sentimenti riguardi la sua scomparsa.

    “La perdita di Chester Bennington tocca migliaia, se non milioni di fan di tutto il mondo e il loro dolore è reale”, afferma la Lehto.

    Lehto frequenta regolarmente festival musicali, eventi e concerti in Michigan promuovendo un programma della sua associazione che si chiama Suck It! Suicide. L’obiettivo è quello di raggiungere persone che non sono normalmente oggetto di messaggi tipici della prevenzione del suicidio, ponendo una particolare enfasi sull’importanza di parlare apertamente delle proprie emozioni.

    “Non bisogna per forza stare seduti nell’ufficio del proprio terapeuta, basta parlare, qui e adesso: se stai avendo una giornata storta, parlane subito”, sostiene la Lehto. Avere conversazioni casuali di questo tipo può infatti fare una grande differenza, così si può per esempio capire se un suicidio è imminente e intervenire tempestivamente.

    “Il mio messaggio è che la vita di ognuno è importante”, dice la Lehto. “Non importa quali difficoltà incontri, non importa come sono morti i tuoi eroi , la tua vita è importante”, aggiunge la Lehto.

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