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    Strage nella scuola in Florida: l’accusa chiederà la pena di morte per l’autore

    Nikolas Cruz si presenta in aula davanti ai giudici in Florida - Credit: Afp photo / Pool / Susan Stocker-Sun Sentinel

    I pubblici ministeri hanno dichiarato di voler chiedere la pena capitale per Nikolas Cruz, il 19enne accusato dell'attacco alla Marjory Stoneman, e che avrebbero dimostrato che il crimine commesso "era particolarmente atroce o crudele"

    Di Gianluigi Spinaci
    Pubblicato il 14 Mar. 2018 alle 08:50 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:20

    I pubblici ministeri statunitensi chiederanno la pena di morte per Nikolas Cruz, l’adolescente accusato di aver ucciso 17 persone in una scuola superiore della Florida il 14 febbraio 2018.

    Nikolas Cruz, 19 anni, ha ammesso di aver eseguito l’attacco ed è accusato di 17 capi di omicidio premeditato.

    L’attacco alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, che rappresenta la più grande sparatoria avvenuta negli Stati Uniti dal 2012, ha riacceso il dibattito riguardo alle restrizioni alla vendita delle armi da fuoco.

    Come riportano gli atti del tribunale della Florida, Cruz ha raccontato alla polizia di essere arrivato nel campus e di aver iniziato a sparare agli studenti prima di abbandonare la sua arma e fuggire.

    In un documento depositato alla corte il 13 marzo, i pubblici ministeri hanno dichiarato di voler chiedere la pena di morte e che avrebbero dimostrato che il crimine commesso “era particolarmente atroce o crudele”.

    “Il crimine principale è stato l’omicidio ed è stato commesso in modo freddo, calcolato e premeditato senza alcuna pretesa di giustificazione morale o legale”, è scritto negli atti dei pubblici ministeri.

    Gli avvocati che difendono Cruz hanno dichiarato che il loro assistito si dichiarerà colpevole solo se la pena di morte non verrà presa in considerazione dall’accusa.

    “Siamo ancora pronti a dichiararci immediatamente colpevoli di 34 ergastoli consecutivi senza possibilità di libertà condizionale”, ha detto Howard Finkelstein, uno dei difensori.

    “Non stiamo dicendo che non è colpevole, ma non possiamo dichiararci colpevoli mentre l’opzione della pena di morte è ancora sul tavolo”, ha aggiunto.

    Secondo quanto è emerso, Cruz era stato indagato dalla polizia locale e dal Dipartimento per i bambini e i servizi per la famiglia nel 2016, dopo che aveva pubblicato le prove di comportamenti di autolesionismo nell’app Snapchat.

    I rapporti scritti dai servizi sociali per l’infanzia raccontano che il ragazzo aveva in programma di acquistare una pistola, ma le autorità hanno ritenuto che Cruz stesse già ricevendo un sostegno adeguato alle sue problematiche.

    Anche l’FBI ha ammesso di aver ricevuto una segnalazione, a cui non è stato dato peso, su di lui a gennaio del 2017.

    Il suo interesse per le armi era evidente come si poteva facilmente notare scorrendo tra i suoi profili sui social media, mostrando un atteggiamento che lo sceriffo della contea di Broward, Scott Israel, ha definito “molto, molto fastidioso”.

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