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    La storia dell’amore negato tra il premio Nobel cinese Liu Xiaobo e sua moglie

    I due coniugi hanno potuto vivere pochi momenti da persone libere, eppure da quella donna l'intellettuale cinese ha tratto forza e ispirazione per portare avanti le sue battaglie

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 14 Lug. 2017 alle 14:23 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:58

    Il 13 luglio 2017 è morto Liu Xiaobo, il dissidente cinese di 61 anni insignito del premio Nobel per la pace nel 2010.

    L’intellettuale, famoso per le sue battaglie a favore dei diritti civili e umani senza mai ricorrere alla violenza, è morto a causa di un cancro al fegato. Dal 2009 Liu si trovava in carcere per scontare una condanna a 11 anni per “atti sovversivi”.

    Liu Xiaobo era stato tra i promotori di Charta ’08. In quel manifesto politico, centinaia di accademici e attivisti cinesi chiedevano a Pechino maggiore democrazia, la fine del monopolio di potere del Partito comunista e un sistema giudiziario indipendente.

    Di fronte alle sue condizioni di salute, a fine giugno, il regime cinese, che lo aveva imprigionato più volte, gli aveva concesso la scarcerazione.

    Il dissidente cinese sapeva che non gli restavano molti giorni da vivere e per questo aveva chiesto di essere trasferito all’estero insieme alla moglie Liu Xia.

    Con la scusa di poter ricevere nuove e più efficaci cure, Liu Xiaobo sperava di poter portare al sicuro sua moglie, allontanandola da un paese che secondo l’intellettuale non ne avrebbe garantito l’incolumità.

    I due coniugi hanno potuto vivere pochi momenti da persone libere, eppure da quella donna l’ex premio Nobel ha tratto forza e ispirazione per portare avanti le sue battaglie e la sua opera letteraria.

    A loro era vietato scambiarsi lettere o vedersi: Liu Xia viveva sotto una stretta sorveglianza.

    Dopo la decisione di premiare Liu Xiaobo con il Nobel, la moglie dell’attivista cinese era stata messa agli arresti nella sua casa alla periferia di Pechino, sebbene nei confronti della donna non fossero mai state mosse accuse formali. 

    Martedì 10 luglio, Liu Xia, la vedova del premio Nobel per la Pace 2010, Liu Xiaobo, ha lasciato la Cina per “cure mediche” e “di sua volontà”.

    Artista, poetessa e difensora dei diritti umani, Liu Xia è stata posta agli arresti domiciliari illegali e sotto pesante sorveglianza, oltre a esser maltrattata dalle autorità cinesi, dal momento in cui a suo marito Liu Xiaobo è stato assegnato il premio Nobel per la pace nel 2010.

    Diverse sono le poesie d’amore che l’intellettuale ha scritto alla moglie durante il periodo di prigionia. Eccone una scritta nel 2000 che può essere annoverata tra le più belle:

    “Una lettera mi basta”

    Per Xia

    una lettera mi basta

    per andare oltre e

    trovarmi a parlare con te

    proprio come il vento che attraversa

    la notte

    e usa il suo sangue

    per scrivere un verso segreto

    che mi ricorda che ogni parola

    è l’ultima

    il ghiaccio che hai nel corpo

    si scioglie in una leggenda di fuoco

    negli occhi del carnefice

    l’ira diventa pietra

    due file di sbarre di ferro

    inaspettatamente si sovrappongono

    falene sbattono forte le ali verso

    la luce della lampada, segno incessante

    che disegna la tua ombra

    8. 1. 2000

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