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    Steve Bannon, chiesti 6 mesi di carcere per non aver collaborato alle indagini su Capitol Hill

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 17 Ott. 2022 alle 17:10

    Per il suo “sostenuto disprezzo in malafede verso il Congresso”, Steve Bannon dovrebbe essere condannato a sei mesi di reclusione e una multa di duecentomila dollari: è la richiesta del Dipartimento di Giustizia americano verso l’ex stratega della Casa Bianca ai tempi di Donald Trump, già riconosciuto colpevole due volte di oltraggio al Congresso lo scorso luglio per essersi rifiutato di testimoniare, ignorando una citazione del comitato della Camera bassa degli Stati Uniti che stava indagando sull’assalto di Capitol Hill del 6 gennaio 2021.

    Il guru dell’ultra destra Usa, fedelissimo dell’ex presidente, “ha portato avanti una strategia di malafede, sfida ed oltraggio, rifiutandosi di testimoniare”, secondo i procuratori. La decisione finale del giudice è attesa per venerdì. “Ad oggi – aggiungono gli inquirenti – rimane inadempiente: più di un anno dopo aver accettato la notifica della citazione del comitato, non ha prodotto un solo documento o risposto a una sola domanda di deposizione, né si è adoperato in tal senso, se non nell’ambito di un doppio quid pro quo”. All’inizio di questo mese, l’Fbi ha sentito Timothy Heaphy, un investigatore senior del comitato del 6 gennaio. Heaphy ha detto a un agente deI Bureau che poco prima del processo a Bannon quest’estate, l’avvocato Evan Corcoran, lo ha contattato per chiedergli se la commissione fosse disposta a sostenere un rigetto delle accuse di Bannon in cambio di una testimonianza.

    I pubblici ministeri hanno anche sottolineato i commenti dell’ex stratega della Casa Bianca nel suo podcast in cui ha usato una retorica violenta e intimidatoria contro i membri del comitato. “Stiamo diventando medioevali su queste persone, azzanneremo i nostri nemici”, ha detto in un’apparizione di luglio. “Attraverso le sue piattaforme pubbliche, [Bannon] ha usato una retorica iperbolica e talvolta violenta per denigrare le indagini del comitato, attaccare personalmente i membri del comitato e ridicolizzare il sistema di giustizia penale”, si legge nel documento. “Le dichiarazioni dimostrano che il suo disprezzo non era volto a proteggere il privilegio esecutivo o la costituzione, ma mirava piuttosto a minare gli sforzi del comitato per indagare su uno storico attacco al governo”.

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