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    Stephen Hawking pensava che l’intelligenza artificiale fosse una minaccia per il genere umano

    Hawking era affetto dalla sclerosi multipla e, poco dopo aver compiuto vent'anni, aveva perso quasi del tutto la capacità di muoversi e di parlare in maniera autonoma. In un'intervista alla Bbc esprimeva le sue perplessità sulla dipendenza dalla tecnologia

    Di Ludovico Tallarita
    Pubblicato il 2 Dic. 2014 alle 18:45 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:37

    Stephen Hawking era uno scienziato britannico tra i più importanti a livello globale. È morto il 14 marzo all’età di 76 anni.

    È stato il direttore del centro di ricerca per cosmologia teoretica dell’Università di Cambridge, nel Regno Unito.

    Hawking era affetto da una forma di SLA (sclerosi laterale amiotrofica), una malattia neurodegenerativa al momento incurabile. A causa del peggioramento della sua malattia, poco dopo aver compiuto vent’anni, Hawking aveva perso quasi del tutto la capacità di muoversi e di parlare in maniera autonoma.

    Per questa ragione, utilizzava una tecnologia sviluppata da Intel, la più grande multinazionale che produce dispositivi informatici, in collaborazione con il software Swift Key, in grado di rilevare attraverso sensori a infrarossi i movimenti della sua guancia, che utilizzava come cursore per scegliere le parole da usare, e che poi venivano riprodotte tramite un sintetizzatore vocale.

    Hawking aveva dichiarato che, laddove la medicina non era riuscita a curarlo, la sua vita dipendeva in larga parte dalla tecnologia. Ciononostante, in un’intervista rilasciata il 2 dicembre 2014 alla Bbc, aveva affermato che la ricerca volta alla creazione dell’intelligenza artificiale costituisce una minaccia per il genere umano.

    Hawking sosteneva che le macchine dotate di intelligenza artificiale sarebbero capaci di evolversi, indipendentemente dalla volontà di chi le ha create, a un ritmo molto più elevato di quello che caratterizza la lenta evoluzione biologica degli esseri umani.

    Hawking non era l’unico scienziato a temere un sorpasso dell’intelligenza artificiale a discapito di quella umana. A condividere le sue preoccupazioni, c’è anche Elon Musk, amministratore delegato della Tesla Motors, una compagnia americana che produce veicoli elettrici, e Space X, un’azienda statunitense che offre servizi nel settore dei trasporti spaziali.

    Il rischio è che succeda qualcosa di davvero pericoloso nei prossimi cinque anni. Dieci al massimo”, ha detto Musk, aggiungendo che la creazione di macchine pensanti costituisce la minaccia più grande per l’esistenza umana.

    Rollo Carpenter è il creatore di Cleverbot, un software in grado di imparare dalle conversazioni passate e di simulare un discorso fatto da un essere umano.

    Carpenter, al contrario di Stephen Hawking e Elon Musk, sostiene che il sorpasso dell’intelligenza artificiale a discapito di quella umana non avverrà nell’imminente futuro e che, in ogni caso, è impossibile prevedere con esattezza se gli effetti dell’evoluzione tecnologica saranno funzionali al genere umano o, diversamente, ne causeranno l’estinzione.

    Nel video qui di seguito il professore Murray Shanahan dell’Imperial College di Londra, uno dei più importanti istituti scientifici britannici, spiega ai suoi studenti la meccanizzazione del pensiero umano, ossia l’intelligenza artificiale.

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