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    “Il dilemma di Draghi”: la stampa internazionale si divide sull’ipotesi dell’ex banchiere al Quirinale

    Di Sofia Gadici
    Pubblicato il 25 Gen. 2022 alle 11:14

    Mario Draghi alla presidenza della Repubblica, è un bene o un male? La stampa internazionali si divide.

    Financial Times

    Per il quotidiano economico-finanziario britannico “l’elezione presidenziale italiana rischia di provocare turbolenze’. Il futuro di Draghi è come un dilemma amletico, in mano agli italiani: “Mantenere il più celebre tecnocrate del loro paese come primo ministro, permettendogli di andare avanti con un ambizioso programma di riforme finanziato dall’Ue, o elevarlo a capo di Stato, innescando potenzialmente una crisi paralizzante per un successore alla guida del governo”.

    Per il Financial Times un’elezione presidenziale divisiva potrebbe causare una crisi politica e preoccuperebbe Bruxelles e i mercati finanziari. Ma è anche vero che dal Quirinale”Draghi potrebbe usare i suoi poteri e la sua autorevolezza per assicurarsi che i governi futuri mantengano le riforme sui binari giusti”. Comunque, “se la coalizione di governo dovesse decidere di non eleggerlo alla Presidenza della Repubblica il ruolo di Draghi ne uscirebbe scalfito”.

    Bloomberg

    Il colosso newyorkese elogia quanto fatto da Draghi in questo anno di governo: “Ha guidato l’economia italiana a raggiungere un tasso di crescita del 6,3%, ha organizzato una delle campagne vaccinali di maggior successo d’Europa, ha avviato riforme per affrontare i problemi strutturali dell’Italia, come la burocrazia eccessiva e il sistema giudiziario lento. Draghi potrebbe ritenere che il modo migliore per preservare in futuro i risultati della sua azione di governo sia diventare Presidente della Repubblica, un ruolo che dura sette anni”. L’agenzia economica sottolinea poi il fatto che “i presidenti (della Repubblica) italiani hanno molti più poteri di quello che sembra”.

    Il richiamo va subito allo spread tra Bund e BTP che “per ora” non si è mosso molto. Ma Bloomberg avverte che “lo slancio del governo Draghi potrebbe rapidamente dissiparsi se gli succedesse un primo ministro meno efficace che non ha l’influenza dell’ex capo della Banca centrale europea in patria e all’estero. Ciò potrebbe mettere a repentaglio l’accesso del Paese a oltre 200 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti disponibili dal fondo di recupero della pandemia dell’Unione europea”.

    Bloomberg ricorda anche l’esperienza di Mario Monti per rafforzare le motivazioni a favore di un cambio di ruolo di Draghi: “Se terrà il suo attuale lavoro, rischia di essere trascinato nel pantano delle lotte intestine politiche, come successe a Mario Monti, un altro rispettato tecnocrate. E sebbene sia molto apprezzato per la sua eroica difesa dell’euro durante la crisi del debito europeo e vanti alti indici di approvazione, è improbabile che Draghi cerchi un mandato popolare alle elezioni nazionali che dovrebbero svolgersi entro giugno 2023″.

    The Economist

    Il quotidiano britannico boccia l’ipotesi di Draghi al Quirinale. Ritiene negativa la sua “poco mascherata” candidatura ed è convinto che anche se non fosse eletto la sua leadership rischia ormai di essere compromessa. Per il giornale: “Il tentativo di Mario Draghi di diventare presidente è negativo per l’Italia e l’Europa”.

    Les Echos

    Il commento del quotidiano francese Les Echos è spietato: “Avrà fatto tutto il possibile per salvare l’euro, ma non necessariamente la sua patria”. Nell’articolo si legge: “Glorificato per la sua azione alla guida della Bce, Mario Draghi è pronto ad abbandonare con un anno di anticipo la presidenza del Consiglio per quella, più simbolica, del Paese. Per lui è il sogno di una vita, la consacrazione di un percorso senza errori che gli apre le porte del Quirinale, un palazzo in cui l’hanno preceduto una trentina di papi e Napoleone. Dietro la legittima aspirazione di un uomo di 74 anni, si nasconde tuttavia un immenso rammarico, quello di vedere un capitano abbandonare la sua nave in piena operazione di salvataggio”.

    Si fa poi riferimento al suo operato negli ultimi 11 mesi: “Ha prodotto risultati piuttosto spettacolari, in un paese che di recente ne ha conosciuti così pochi. L’Italia è ormai uno dei paesi meglio vaccinati del mondo, mostra una ripresa economica superiore a quella della Germania e della Francia. Ma tutto porta a credere che la fiducia dei mercati non sopravviverà alla probabile uscita del suo primo ministro. Lui solo sembrava in grado di riassorbire, o almeno far dimenticare, quella montagna di debito che minaccia la penisola. L’effetto Draghi sembra già svanire“.

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