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    Somalia, esplode autobomba a Mogadiscio: almeno 8 morti

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 26 Nov. 2018 alle 12:13 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:13

    Il 26 novembre 2018 un’autobomba è esplosa a Mogadiscio, in Somalia.

    Secondo le prime informazioni diffuse dalla polizia locale, almeno tre persone hanno perso la vita nell’attacco verificatosi di fronte ad alcuni negozi nel distretto di Wadajir.

    Il sito al Jazeera invece parla di 8 morti e almeno 10 feriti, ma il numero delle vittime continua a restare incerto.

    “Un’auto carica di esplosivo e parcheggiata di fronte ai negozi è esplosa. Finora sappiamo che tre persone sono morte “, ha detto a Reuters il maggiore Mohamed Hussein, un ufficiale di polizia. “Il numero delle vittime potrebbe aumentare perché ci sono molti negozi in questa zona”.

    Al momento l’attacco non è stato rivendicato, ma nel paese africano è molto attivo il gruppo jihadista al-Shabaab.

    Attentato ad un santuario – Poche ore prima un altro attentato ha interessato la città centro-settentrionale di Galkayoin, in Somalia.

    I jihadisti di al-Shabaab hanno fatto esplodere un’auto nei pressi del centro religioso di Sheikh Abdiweli Ali Elmi Yare e hanno poi aperto il fuoco contro i presenti, secondo quanto riferito dalla polizia.

    Secondo quanto spiegato dal portavoce della polizia, il leader religioso del santuario attaccato dai miliziani era stato accusato da al-Shabab di aver insultato il profeta Maometto nel corso delle sue lezioni sul Corano.

    Al-Shabab – Al-Shabab è un gruppo armato con sede in Somalia che combatte per rovesciare il governo somalo filo-occidentale appoggiato dalla comunità internazionale. I miliziani hanno condotto numerosi attacchi nel paese africano e in quelli vicini: il loro obiettivo è creare uno Stato retto dalla legge islamica.

    Il gruppo in precedenza era riuscito a imporre il suo controllo sulla maggior parte della Somalia, ma dal 2010 il governo somalo ha riconquistato quasi tutto il paese.

    Al momento, i miliziani controllano piccole sezioni della regione di Mudug.

    Il gruppo conduce spesso attacchi anche in Kenya ed è stato inizialmente accusato di essere dietro il rapimento della volontaria italiana Silvia Romano, rapita in Kenya.

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