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    Siria, evacuazione di massa da Ghouta orientale

    Negli ultimi giorni circa 80mila persone hanno lasciato la Ghouta orientale. Credit: Afp

    I combattenti e le loro famiglie stanno lasciando l'enclave ormai vicina a essere riconquistata dalle forze fedeli al presidente Assad

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 28 Mar. 2018 alle 18:03 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:41

    In Siria continua l’evacuazione di massa dei ribelli e delle loro famiglie dalla Ghouta orientale, enclave alla periferia est di Damasco, da oltre un mese al centro della potente offensiva delle forze fedeli al presidente Bashar al-Assad.

    L’esodo è iniziato il 22 marzo 2018 sulla base di un accordo raggiunto tra gli insorti e il governo di Damasco, ma non approvato dalle Nazioni Unite, che considerano le operazioni come un trasferimento forzato della popolazione contraria al regime.

    Secondo il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite in Siria, Ali al-Zaatari, almeno 80mila persone sono fuggite dall’offensiva del regime e altre 50mila circa vivono ancora in rifugi di fortuna.

    A questi sfollati si aggiungono circa 150mila persone “in difficoltà” nella città settentrionale di Tal Rifaat, dopo che le forze armate della Turchia hanno conquistato la città curda di Afrin, sottraendola al controllo delle Unità di protezione del popolo curdo (Ypg), milizia considerata da Ankara un’organizzazione terroristica.

    Secondi media vicini al governo siriano, il 27 marzo 2018 oltre 6.700 persone, tra cui 1.620 combattenti, hanno lasciato la Ghouta orientale. Gli sfollati dell’enclave sono diretti a Idlib, nel nord-ovest della Siria, una delle zone di de-escalation stabilite da Siria, Russia e Iran durante il processo di pace di Astana.

    Intanto, le truppe fedeli al presidente siriano Bahar al-Assad hanno circondato Douma, l’ultima città della Ghouta orientale ancora controllata dai ribelli.

    Secondo il quotidiano vicino al regime al-Watan, “le forze schierate in Ghouta stanno preparando un’enorme operazione militare a Douma, se i terroristi di Jaish al-Islam non accetteranno di consegnare la città e andarsene”.

    Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, nei giorni scorsi l’esercito siriano, insieme alla Russia, sua alleata, ha condotto diversi negoziati con il gruppo ribelle Jaish al-Islam, che controlla Douma.

    “I negoziati devono servire a restare, non a farci partire”, ha detto all’emittente al-Arabiya il portavoce di Jaish al-Islam, Hamza Bayraqdar. “Jaish al-Islam ha preso la decisione di restare, ma c’e’ speranza che cambieranno idea”, ha detto un altro attivista dell’opposizione.

    Secondo l’emittente libanese al-Manar, vicina al gruppo armato libanese Hezbollah, Jaish al-Islam si è rifiutato di discutere lo scambio dei prigionieri con Damasco e per questo i colloqui si sono arenati.

    Il governo stesso ha rifiutato di negoziare qualsiasi rilascio di prigionieri, nonostante le pressioni delle Nazioni Unite.

    Nella Ghouta orientale, i bombardamenti hanno provocato in poco più di un mese oltre 1.500 vittime, tra cui oltre 300 bambini.

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