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    La polizia spagnola ha scoperto un secondo covo degli attentatori di Barcellona

    Credit: Reuters

    La cellula degli attentati in Catalogna aveva acquistato anche 500 litri di acetone per fabbricare l'esplosivo necessario per il piano d'attacco originale

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 23 Ago. 2017 alle 16:54 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:03

    Il gruppo responsabile degli attacchi di Barcellona e Cambrils, in cui sono morte 15 persone e oltre 150 sono rimaste ferite, non usava solo la palazzina occupata di Montecarlo de Alcanar Platja come covo per le proprie attività, ma aveva anche una seconda base operativa.

    Il luogo, rivelato dal giudice che si sta occupando delle indagini, Fernando Andreu, è una masseria di Riudecanyes, a 15 chilometri a nord ovest di Cambrils. In questa base, la polizia ha rinvenuto la patente di Younes Abouyaaqoub, marocchino di 22 anni e principale sospettato di aver guidato il veicolo contro la folla sulle Ramblas di Barcellona, che è stato ucciso dalla polizia il 21 agosto a Subirats.

    All’interno della masseria, sono state ritrovate anche prove che gli attentatori hanno acquistato almeno 500 litri di acetone, 15 federe per cuscini e diversi lacci da utilizzare per preparare le bombe in previsione degli attentati.

    Inoltre, secondo il giudice Andreu, tra le macerie della palazzina di Alcanar, il primo covo usato dai terroristi che hanno colpito la Catalogna, ​​la polizia ha trovato diversi biglietti aerei da e per Bruxelles a nome di Abdelbaki Es Satty, l’imam della città catalana di Ripoll, ed emessi dalla compagnia aerea spagnola Vueling.

    Il ritrovamento solleva dubbi sui possibili collegamenti del gruppo con il Belgio, dove sono avvenuti diversi attacchi terroristici negli ultimi anni. Inoltre, gli inquirenti hanno anche recuperato un documento che inneggia al sedicente Stato Islamico e dedicato ai miliziani di al-Baghdadi in Spagna.

    Il documento sembra testimoniare un legame con il gruppo terroristico attivo in Siria e in Iraq. “Breve lettera da parte dei soldati dello Stato Islamico nella terra di al-Andalus per i crociati, chi è carico d’odio, i peccatori, gli ingiusti e i corruttori”, si può leggere in arabo nei fogli ritrovati nel covo di Alcanar.

    Alle 23:37 di mercoledì 16 agosto, in una palazzina di Montecarlo de Alcanar Platja, nel comune di Montsià, a 200 chilometri da Barcellona, era avvenuta un’esplosione in cui morirono due uomini e altre sette persone furono ferite.

    Inizialmente le autorità spagnole non avevano riconosciuto l’accaduto come parte di un più ampio quadro che coinvolgeva il terrorismo internazionale. Soltanto in seguito all’attacco avvenuto sulle Ramblas di Barcellona la polizia catalana aveva confermato un collegamento tra i due fatti.

    In più oltre alle bombole di gas, nella cantina della palazzina, erano state rintracciate anche prove della presenza di un elemento chimico esplosivo, il TTAP, la cosiddetta “madre di Satana”, già utilizzato in altri attentati come quelli di Parigi, Manchester e Bruxelles.

    Dei finora 12 accusati di far parte della cellula che ha operato in Spagna, cinque sono stati già uccisi dalla polizia nella sparatoria di Cambrils, due – tra cui Es Satty – sono morti nell’esplosione avvenuta nel covo di Alcanar, durante la preparazione degli ordigni.

    Younes Abouyaaqoub è stato invece ucciso dalla polizia il 21 agosto a Subirats. Quattro persone sono poi già state arrestate.

    Un altro accusato, Mohamed Aallaa, di 27 anni, arrestato proprio a Ripoll, è stato rilasciato in quanto riconosciuto essere solo il titolare dell’Audi A3 nera usata nell’attacco di Cambrils e guidata dal fratello 19enne, Said Aallaa, ucciso dalla polizia insieme ad altri quattro terroristi nella notte tra il 17 e il 18 agosto.

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