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    Una scuola danese separa gli studenti per appartenenza etnica per evitare classi multiculturali

    La politica non si applicherà solo ai bambini rifugiati, ma anche ai figli di stranieri che sono nati e cresciuti in Danimarca

    Di TPI
    Pubblicato il 9 Set. 2016 alle 18:59 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:57

    Con l’inizio del nuovo anno scolastico gli istituti di tutta Europa devono affrontare il problema delle decine di migliaia di profughi arrivati nel Vecchio Continente durante l’ultimo anno.

    Se la maggior parte delle scuole sta lavorando per integrare i bambini figli dei migranti, un istituto nella città danese di Aarhus ha invece deciso di separarli.

    La decisione è stata immediatamente contestata dalle associazioni umanitarie che hanno sollevato dubbi sulla legalità della scelta di segregare dei bambini in base alla loro appartenenza etnica.

    Molte nazioni in realtà hanno corsi scolastici separati per i figli dei rifugiati, con lo scopo di velocizzare il loro apprendimento e l’integrazione. In Germania, ad esempio, esistono ‘classi internazionali’ in cui i bambini rifugiati ricevono lezioni intensive di lingua per poter confluire il prima possibile nelle normali classi.

    Ma l’approccio della scuola danese è totalmente diverso. Infatti, secondo il Jyllands Posten, il quotidiano danese che per primo ha parlato di questa notizia, l’obiettivo è semplicemente permettere ai bambini danesi di evitare di frequentare classi dove il numero di bambini di un’altra etnia sarebbe superiore a loro.

    L’aspetto più grave è che la politica dell’istituto non si applica solo per i bambini rifugiati, ma anche per gli studenti che sono nati e cresciuti in Danimarca ma sono figli di stranieri.

    Il caso della scuola di Aarhus è considerato isolato anche in Danimarca. Nella nazione nordica nel 2007 il numero di studenti figli di immigrati era il 25 per cento del totale, ma il numero in alcuni istituti è recentemente salito fino all’80 per cento.

    La scelta dell’istituto, difesa dal preside come una misura necessaria per evitare di perdere tutti gli studenti danesi, secondo i suoi critici è conseguenza di una mentalità sempre più diffusa nella nazione nordica e ostile all’immigrazione e all’integrazione.

    Alcuni mesi fa la Danimarca è stata biasimata per la legge che permetteva alle autorità di sequestrare beni di valore ai migranti come contributo per le spese che lo stato deve sostenere per la loro accoglienza.

     “Siamo di fronte a un caso di pura discriminazione quando si arriva a selezionare bambini a seconda che siano bianchi, scuri o danesi”, ha commentato al Jylland Posten il presidente della ong SOS Against Racism. 

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