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    Il recitatore di versetti del Corano accusato di abusi sessuali su minori in Iran

    Saeed Toosi è una figura di rilievo nel paese e per anni ha attirato folle di studenti del libro sacro dei musulmani. Ora è accusato di aver molestato dieci bambini

    Di TPI
    Pubblicato il 2 Nov. 2016 alle 18:14 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:02

    Nell’ultima settimana, la Repubblica islamica dell’Iran è stata scossa da un caso che ha colpito profondamente l’opinione pubblica. 

    Uno dei più influenti e celebri narratori di versi del Corano, Saeed Toosi, è stato travolto da pesanti accuse per abusi sessuali commessi su minori. 

    A lanciarle sono state i familiari delle presunte vittime che si sono rivolte ai media stranieri – Voice of America e BBC Persian – svelando i cupi retroscena di una storia dai contorni ancora poco definiti. 

    Tuttavia, la vicenda sta scatenando stupore e soprattutto rabbia in tutto il paese. La scorsa settimana, tre presunte vittime hanno rilasciato interviste separate al canale americano e alla versione persiana della BBC, raccontando tutti i particolari della vicenda che ha travolto Saeed Toosi. 

    Secondo i parenti dei ragazzi coinvolti, la decisione di rivolgersi alla stampa straniera è stata l’unica valida alternativa per essere ascoltati, al fine di ottenere la giustizia che da anni hanno rivendicato ma mai ottenuto dai tribunali iraniani. 

    Dalle loro testimonianze emerge che Saeed Toosi, 46 anni, negli ultimi sei anni ha molestato una decina di bambini di età compresa fra i 12 i 13 anni. A cadere nella rete degli abusi sono stati soprattutto gli studenti della scuola di Corano che frequentavano le sue lezioni e che provenivano da famiglie religiose. 

    Toosi ha fortemente negato tutte le accuse emerse a suo carico la settimana scorsa, e lo ha fatto nonostante i resoconti delle sue presunte vittime snocciolate sui media stranieri.

    Una di loro ha raccontato all’edizione persiana della BBC di aver subito un’aggressione a sfondo sessuale all’interno di un bagno pubblico, quando aveva appena 12 anni. Mentre un altro ragazzo ha raccontato di essere stato vittima di abusi in un hotel, nel corso di un viaggio didattico. 

    “Ero così sconvolto, ma non riuscivo a capire cosa stesse succedendo”, ha raccontato il giovane. “Avevo paura di confessare ciò che mi era accaduto per la vergogna di subire i giudizi della gente, ma poi ho scoperto che vi erano tanti altri casi simili al mio, che coinvolgevano altri studenti. Così ho deciso di rompere il silenzio”, ha sottolineato la presunta vittima. 

    – Chi è Saeed Toosi

    L’uomo è uno dei più rinomati narratori di versetti del Corano del paese e ha un seguito molto vasto di studenti  che seguono le sue lezioni. Saeed Toosi, inoltre, ha profondi legami con l’élite politica e religiosa della Repubblica islamica dell’Iran. 

    Nella scala sociale l’uomo è un Qari – ovvero colui che recita il libro sacro dei musulmani emettendo con la voce dei suoni melodiosi. 

    Le accuse lanciate contro Toosi risultano senza precedenti nel paese. Queste figure vengono viste dal pubblico come persone di fiducia. Inoltre, rivendicazioni o affermazioni di tale portata vengono solitamente archiviate, poiché le vittime spesso non hanno il coraggio di confessare gli abusi subiti per timore di ritorsioni. 

    In numerose occasioni e cerimonie ufficiali, Toosi è stato immortalato accanto alla Guida Suprema iraniana, l’Ayatollah Alì Khamenei. Egli è stato un modello per molti giovani appassionati, che normalmente iniziano a memorizzare e recitare i versetti del Corano in tenera età. 

    Secondo Voice of America, l’uomo era già finito sotto accusa per le stesse ragioni quattro anni fa. Ma queste ultime furono poi ritirate e non vennero condotte ulteriori indagini a suo carico. 

    (Qui sotto Saeed Toosi che recita alcuni versetti del Corano)

    – La reazione dell’èlite politica iraniana

    Il caso di Saeed Toosi e le reazioni scatenate in seno all’opinione pubblica hanno costretto le autorità iraniane a rendere noto che il caso non è stato ancora chiuso. Il portavoce dell’ufficio giudiziario, Gholam-Hossein Mohseni-Eje’i, ha dichiarato che la vicenda è al vaglio di un giudice. 

    Il capo della magistratura, l’Ayatolllah Sadeq Larijani, ha fermamente difeso l’istituzione che rappresenta e ha replicato alle critiche rivolgendosi in particolare a coloro che hanno collaborato con quelli che ha definito “i media ostili”, riferendosi appunto alle reti televisive vietate nel paese. “I responsabili dovranno essere puniti, così sappiamo chi è fedele ai valori della Rivoluzione e chi no”. 

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