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    Pubblica sui social una foto con la bandiera arcobaleno: in Russia comincia il primo processo per “estremismo” Lgbtq+

    La fotografa 33enne Irina Mossina rischia fino a 15 giorni di carcere

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 30 Gen. 2024 alle 14:25

    È cominciato oggi in Russia il primo processo penale per “estremismo” a favore del movimento internazionale Lgbtq+, messo al bando alla fine dello scorso anno da una sentenza della Corte Suprema di Mosca: una fotografa 33enne della regione di Saratov rischia così fino a 15 giorni di carcere per aver pubblicato sui social una foto con una bandiera arcobaleno. La notizia arriva dalla ong russa Pervy Otdel, che si batte per la tutela dei diritti umani e che collabora con gli avvocati della difesa della giovane imputata.

    L’imputata Irina Mossina dalla sua foto profilo sui social

    Irina Mossina è stata denunciata da un agente di polizia del Centro per la lotta all’estremismo, che il 18 gennaio ha notato alcune foto con la bandiera arcobaleno pubblicate sul suo profilo Instagram, un social vietato in Russia ma ancora raggiungibile grazie alla connessione a reti VPN. Così la fotografa è stata perseguita per aver diffuso “i simboli di un’organizzazione estremista” e rischia una pesante multa oppure 15 giorni di carcere. Il caso intanto è stato rinviato al 5 febbraio quando il poliziotto responsabile dell’indagine sarà chiamato a deporre presso il tribunale distrettuale Leninsky.

    Una legge approvata in Russia nel 2013 vieta la “propaganda” di “rapporti sessuali non tradizionali” rivolti ai minori. Sulla scorta dell’aumento della repressione seguito all’invasione dell’Ucraina, la norma è stata quindi ampliata nel 2022 a qualsiasi forma di “propaganda” Lgbtq+ sui media, online e persino in libri e film. Il 13 dicembre scorso poi la Corte Suprema russa ha bandito per “estremismo” quello che ha definito il movimento Lgbtq+ “internazionale”.

    Secondo l’ong Pervy Otdel, che contesta l’imputazione in quanto l’indagine dell’agente di polizia contro Mossina sarebbe cominciata subito dopo l’emissione del verdetto della Corte Suprema russa, “la rappresentazione della bandiera arcobaleno è una scelta artistica” della fotografa che utilizza i social come “mostra digitale dei suoi lavori”.

    “Ci sono alcune stranezze tra i materiali dell’accusa: un agente di polizia del Centro per la lotta all’estremismo della regione di Saratov ha raccolto alcuni screenshot su Instagram, il cui accesso è vietato in Russia da un’altra agenzia governativa, Roskomnadzor”, ha detto l’avvocato di Mossina, Maxim Olenichev, al portale in russo Mediazona. “Com’è riuscito a farlo senza utilizzare una VPN e perché stava cercando i simboli dell’”arcobaleno” due settimane dopo che la Corte Suprema della Federazione Russa aveva deciso di riconoscere il “Movimento LGBT internazionale” come estremista?”. Anche questo dovrà essere chiarito in tribunale.

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