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    Navalny, la portavoce del dissidente morto in Russia: “Nessuna agenzia funebre disponibile per i funerali”

    Credit: AGF

    Il capo della sua campagna elettorale, Leonid Volkov, ha invece chiesto ai russi di onorare la memoria dell'oppositore recandosi tutti ai seggi contemporaneamente a mezzogiorno del 17 marzo, il giorno delle presidenziali, come aveva chiesto Navalny

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 27 Feb. 2024 alle 14:13

    La famiglia e l’entourage di Alexei Navalny non riescono a trovare un’agenzia funebre per i funerali perché gli enti contattati si rifiutano di ospitare la commemorazione del dissidente, considerato il principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin. La denuncia è arrivata oggi sui social dalla portavoce di Navalny, Kira Yarmish.

    “Da ieri stiamo cercando un posto dove organizzare un evento di addio per Alexei”, ha scritto oggi sulla piattaforma X (ex Twitter). “Abbiamo chiamato la maggior parte delle agenzie funebri private e pubbliche, dei locali commerciali e delle sale funebri. Alcuni dicono di essere al completo. Altri si rifiutano quando menzioniamo il cognome ‘Navalny’. In un posto ci è stato detto che alle agenzie funebri era stato vietato collaborare con noi. Dopo una giornata di ricerche non abbiamo ancora trovato la sala d’addio”.

    La denuncia arriva il giorno dopo le rivelazioni della presidente della Fondazione anticorruzione creata dall’oppositore russo, Maria Pevchikh, secondo cui Navalny sarebbe stato ucciso perché “stava per essere liberato in cambio di un ex ufficiale” dei servizi di Mosca, attualmente detenuto in Germania, nell’ambito di un accordo mediato dal miliardario Roman Abramovich. Un’ipotesi smentita oggi dal portavoce del Cremlino, Dimitrj Peskov.

    Alexei Navalny è morto venerdì 16 febbraio a 47 anni in circostanze ancora da chiarire nella Colonia penale di massima sicurezza n. 3, il carcere del distretto autonomo di Yamalo-Nenets, situato nell’Artico russo a 2.000 chilometri da Mosca, dove stava scontando una pena di 19 anni di reclusione. La famiglia, il suo entourage e i governi di Stati Uniti ed Europa addebitano al Cremlino la responsabilità della morte del dissidente, un’accusa sempre respinta al mittente da Mosca.

    Le autorità russe hanno restituito il corpo del dissidente russo alla madre Lyudmila soltanto il 24 febbraio dopo oltre una settimana di proteste e azioni legali, in cui si è trovata a fronteggiare l’atteggiamento ostruzionistico e minatorio delle autorità russe. La donna ha dovuto attendere giorni per vedere il corpo e ha dovuto fare i conti con minacce esplicite, con il rischio di finire al centro di un procedimento giudiziario.

    Ma la lotta del dissidente contro il Cremlino non si ferma. In un video pubblicato oggi su YouTube, l’ex deputato russo e capo della campagna elettorale di Navalny, Leonid Volkov, ha chiesto di onorare la memoria dell’oppositore dando seguito a quanto chiesto dal dissidente ai suoi seguaci qualche giorno prima di morire.

    In un post pubblicato sui social il 1 febbraio infatti, Navalny aveva invitato i russi a protestare contro Putin presentandosi tutti insieme contemporaneamente alle urne a mezzogiorno del 17 marzo, giorno delle elezioni presidenziali. “Non è più solo un gesto civico volto a superare la solitudine e l’isolamento politico: è una manifestazione di lutto, un’azione in memoria di Navalny, che ci ha chiesto di organizzarla”, ha detto Volkov. “In questo modo le persone adempiranno all’ultima volontà di Alexei ed è molto importante. Fatelo. E nel tempo che precede le elezioni, convincete quante più persone possibile a fare lo stesso”.

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