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    La Russia bandisce Radio Free Europe/Radio Liberty: è una “organizzazione indesiderabile”

    La sede di Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL) a Mosca prima della chiusura nel 2021. Credit: AP Photo

    Le trasmissioni erano già bloccate dal 2022 ma ora chiunque ne diffonda i contenuti rischia conseguenze penali

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 20 Feb. 2024 alle 17:29 Aggiornato il 20 Feb. 2024 alle 17:33

    La Russia ha bandito Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL), etichettandola come una “organizzazione indesiderabile”. A partire da oggi, martedì 20 febbraio 2024, l’emittente con sede negli Usa è stata inserita nell’apposito registro gestito dal ministero della Giustizia di Mosca, anche se le sue trasmissioni erano già state bloccate in tutto il Paese a partire dalla primavera del 2022.

    Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL) è il 142esimo ente a essere stato inserito in questo elenco, ai sensi della legge sulle “organizzazioni indesiderabili” adottata nel 2015 contro le ong e altri soggetti che operano in Russia ricevendo finanziamenti dall’estero. D’ora in poi, chiunque diffonda i contenuti dell’emittente rischia conseguenze penali.

    L’emittente privata ha sede negli Usa ed è gestita da un ente senza scopo di lucro finanziato con fondi stanziati dal Congresso degli Stati Uniti attraverso la United States Agency for Global Media. Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL) opera in 27 lingue in 23 Paesi diversi, compresa la Russia, dove i suoi servizi erano già stati bloccati a partire dalla primavera del 2022 per decisione di Roskomnadzor, l’agenzia federale russa che monitora i media, a causa della copertura offerta dall’emittente all’invasione dell’Ucraina.

    Cosa succede ora
    La legge sulle “organizzazioni indesiderabili” è volutamente generica e non specifica quali siano i caratteri che ne definiscano la “indesiderabilità”. Ai sensi di questa legge, la Procura generale russa (senza bisogno del verdetto di un tribunale) può dichiarare “indesiderabile” ogni organizzazione straniera o internazionale che “minacci l’ordine costituzionale della Federazione Russa, le sue capacità di difesa o la sicurezza dello Stato”.

    Una volta inseriti in questa lista nera, tali enti devono cessare tutte le attività in Russia. Altre organizzazioni e individui che si impegnano in un “coinvolgimento continuo” con queste organizzazioni possono essere soggetti a sanzioni amministrative e penali mentre la sola partecipazione a ogni loro attività può costituire un reato punibile con pene detentive fino a sei anni.

    A tali associazioni è infatti vietato organizzare eventi pubblici e detenere o distribuire materiale promozionale, anche attraverso i media. Le banche e gli istituti finanziari russi non possono collaborare con questi enti ma sono tenuti a informare l’agenzia di vigilanza del settore su tutti i soggetti che tentano di entrarvi in contatto.

    Il provvedimento impedisce quindi a chiunque non solo di collaborare ma anche semplicemente di utilizzare il materiale prodotto da una organizzazione “indesiderabile” o di farvi persino riferimento anche con la semplice aggiunta di un link su Internet.

    Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), dal 2021 le autorità russe hanno etichettato decine di aziende editoriali come “indesiderabili”. L’elenco comprende diversi media indipendenti e in esilio, tra cui l’emittente Dozhd TV (TV Rain), Meduza, Novaya Gazeta Europe, iStories, The Insider, Bellingcat e Proekt. Ma tra le organizzazioni dichiarate “indesiderabili” in Russia figurano anche Transparency International e Greenpeace.

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