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    Rogo Grenfell Tower, fatale l’indicazione dei pompieri di “restare a casa”

    Lo rivela l'atteso rapporto di Sir Martin Moore-Bick, il responsabile dell'inchiesta sul rogo che uccise 72 persone

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 29 Ott. 2019 alle 18:02 Aggiornato il 29 Ott. 2019 alle 22:03

    La preparazione degli uomini della “London Fire Brigade”, i vigili del fuoco della capitale britannica, era “gravemente inadeguata” e questo ha contribuito al grave bilancio di vittime nel maxi incendio alla Grenfell Tower del 2017, in cui morirono anche due cittadini italiani, Gloria Trevisan e Marco Gottardi.

    Lo rivela l’atteso rapporto di Sir Martin Moore-Bick, il responsabile dell’inchiesta sul rogo che uccise 72 persone.

    Le mille pagine del rapporto su quello che è passato alla storia come l’incidente in cui hanno perso la vita più persone a Londra dalla Seconda Guerra Mondiale hanno anche stabilito che l’edificio era stato ristrutturato in violazione delle norme di sicurezza: contrariamente a quanto finora sostenuto dalla ditta che ha prodotto i rivestimenti, la Arconic, “il motivo principale per cui le fiamme si sono propagate così velocemente” sono stati i pannelli fatti di alluminio composito e “lo scioglimento e sgocciolamento del polietilene che bruciava”.

    Secondo l’ex giudice della Corte Suprema ora in pensione, Moore-Bick, “la preparazione e pianificazione per affrontare un rogo come quello di Grefell” da parte della Lfb era molto inferiore a quanto ci si aspettasse e il personale non aveva la formazione adeguata per gestire un incidente su larga scala con un gran numero di chiamate. L’inchiesta punta il dito contro i vertici della Lfb, accusati di “indifferenza” e di “mettere a rischio la stessa istituzione” per la loro incapacità di ammettere i propri errori e di imparare la lezione da quanto accaduto.

    Ad agosto, TPI aveva incontrato Antonio Roncolato, uno dei sopravvissuti all’incendio.

    Antonio fu una delle ultime persone a uscire dalla torre in fiamme.

    “La notte del 14 giugno ero a letto, venni svegliato da una chiamata di mio figlio che rientrava da lavoro. Al telefono mi disse che la torre era in fiamme e dovevo lasciare subito l’appartamento. Lì per lì non sentivo nulla di strano, vidi che c’era del fumo anche nel mio appartamento. Subito dopo mio figlio mi mandò un messaggio con questa foto che lui aveva fatto della torre in fiamme. Provai a uscire due volte dalla mia abitazione, ma il fumo era così denso che non ci riuscì”, aveva raccontato l’uomo a TPI.

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