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    Le mamme tedesche chiedono 8mila euro al Governo per il lavoro domestico durante il lockdown

    Credit: Anastasia Shuraeva Pexels
    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 20 Mag. 2020 alle 15:33 Aggiornato il 20 Mag. 2020 alle 16:20

    È stata paragonata ad una vera e propria “class action” quella delle mamme tedesche per richiedere al governo un rimborso per il lavoro svolto durante la quarantena. Si tratta dell’iniziativa guidata da Karin Harmann, architetto, che  ha richiamato a sé le mamme lavoratrici per spingerle a intraprendere questa azione legale con tanto di fattura, simbolica, emessa nei confronti del governo per un totale medio di 8 mila euro.

    Le mamme vogliono essere pagate per il servizio svolto in casa con i figli durante il blocco obbligatorio per l’epidemia da Coronavirus. Perché hanno dovuto sopperire alla chiusura delle scuole nonostante continuassero a lavorare in smart working. In pratica il gruppo di mamme sente di avere un credito nei confronti dello Stato in quanto hanno dovuto fare il lavoro degli insegnanti scolastici nonostante pagassero le tasse per quei servizi momentaneamente sospesi.

    Il gesto simbolico, più che tradursi in un assegno concreto da parte del governo, è diventato un campo minato in termini di dibattito pubblico in quanto si sono schierate dalla parte dell’architetto alcune note blogger e profili pubblici conosciuti in terra tedesca quali e Rona Duwe, Sonja Lehnert e Patricia Cammarata.

    Il rimborso alle mamme tedesche: le reazioni in Germania

    Il tutto sotto l’ombrello dell’Hashtag #CoronaElternRechnenAb traducibile, non letteralmente, come “il calcolo dei genitori coronavirus” per il lavoro fatto a margine di quello per cui vengono pagate. Alcune mamme calcolano valori diversi in fattura. Patricia Cammarata – nel suo blog – ad esempio parla di “formazione e assistenza” per il periodo che va dal 17 marzo al 15 maggio per un totale superiore ai 20 mila euro nel quale comprende anche i costi di acqua, riscaldamento e elettricità.

    Un’altra blogger invece stima oltre 12 mila euro per sei settimane di lavoro e scrive: “Sono una madre. Sono una potenza economica in questo Paese e come tale voglio essere considerata”.

    Non tutti però si sono detti a favore della protesta organizzata da Karin Hartmann. Su Twitter diversi utenti hanno criticato la proposta bollando le madri come genitori che “non vogliono prendersi cura dei propri figli” o che ritengono la plore un “onere da compensare finanziariamente”.

    Critiche anche dall’alto come ad esempio quella espressa da Kai Whittaker, esponente del CDU che scrive critico: “Quando guardo questi hashtag mi chiedo: è stato scientificamente provato che il virus corona colpisca davvero solo i polmoni e non il cervello?”.

     

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