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    Ricordando la presa di Saigon

    Il 29 aprile di quarant'anni fa Saigon, l'allora capitale sudvietnamita, veniva invasa dall'Esercito Popolare del Vietnam del Nord

    Di Giulio Gambino
    Pubblicato il 29 Apr. 2015 alle 18:17 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:10

    Il 29 aprile 1975 Saigon, capitale del Vietnam del sud, venne attaccata dall’Esercito Popolare del Vietnam del Nord, d’ispirazione comunista, e dai Viet Cong, il gruppo di resistenza in lotta con il governo filoamericano, stabilitosi nel sud del Paese.

    La città cadde il 30 aprile, mettendo fine alla guerra del Vietnam e alla campagna di Ho Chi Min.

    L’invasione del sud ebbe inizio in seguito alla decisione adottata dal Congresso americano di cessare ogni forma di sovvenzione a favore del Vietnam del Sud.

    A quel punto, le forze comuniste guidate dal generale Tien Dung progettarono l’attacco definitivo ai danni della capitale sudvietnamita, comandata a sua volta dal generale Nguyen Van Toan.

    Dopo una prima serie di bombardamenti, le truppe del Vietnam del Nord occuparono con relativa facilità i punti strategici di Saigon, primo tra tutti il palazzo presidenziale, al di sopra del quale innalzarono la bandiera nordvietnamita; tale momento coincise con la resa del governo del Vietnam del Sud.

    Il passo successivo fu ribattezzare la città con il nome di Ho Chin Minh, in omaggio al leader comunista Ho Chin Minh, fondatore della Lega per l’Indipendenza del Vietnam (Viet Minh) e presidente della Repubblica Democratica del Vietnam dal 1954 al 1969.

    Tale avvenimento diede il via a una fase transitoria che culminò nella riunificazione formale tra le due aree contrapposte del Vietnam, da quel momento rinominato Repubblica Socialista del Vietnam.

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