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    Uno scimpanzé alla Corte Suprema di New York

    Per la prima volta nella storia, una corte potrebbe riconoscere a uno scimpanzé lo status di persona giuridica

    Di Jessica Cimino
    Pubblicato il 25 Apr. 2015 alle 16:09 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:05

    Per la prima volta nella storia, una corte potrebbe
    riconoscere a uno scimpanzé lo status di persona giuridica.

    Il che vuol dire che essere riconosciuto come un’entità, diversa da una persona fisica, alla quale lo stato americano attribuisce la capacità
    di essere titolare di diritti e di rapporti giuridici per scopi limitati, come
    l’acquisto della proprietà di un bene o la conclusione di contratti.

    È accaduto grazie all’azione congiunta del Nonhuman RightsProject, un gruppo di attivisti che hanno portato presso la corte suprema dello stato di
    New York la causa di Hercules e Leo, due scimpanzé che vivono in cattività alla
    New York State University, e vengono utilizzati all’interno dell’ateneo per
    delle ricerche sulle funzioni motorie.

    L’obiettivo finale della campagna portata avanti dagli attivisti è far sì che i gli scimpanzé
    possano essere trasferiti in una riserva naturale nello stato americano del Florida.

    La tesi difensiva del gruppo di attivisti si fonda sul
    considerare questa specie come dotata di intelligenza autonoma. Qualora venisse accolta dalla corte, tenere in cattività i due animali equivarrebbe a una
    detenzione illegittima.

    Gli attivisti hanno ottenuto un’udienza fissata per il
    prossimo sei maggio a New York. A pronunciarsi sarà Barbara Jaffe, giudice della corte suprema di New York, la quale ha già emesso un ordine, noto negli ordinamenti
    anglosassoni come writ of habeas corpus.

    Con questo ordine, una corte federale può richiedere che un prigioniero venga portato in
    giudizio per determinare la legittimità del suo stato detentivo.

    In base alla legge, il writ
    può essere concesso solo a coloro che godono dello status di persona
    giuridica: dunque, affinché l’ordine emesso possa produrre i suoi effetti, il giudice Jaffe dovrà dimostrare che agli scimpanzé possono
    essere riconosciuti quei diritti minimi normalmente attribuiti agli esseri
    umani.

    Steven Wise, avvocato di Boston e membro del gruppo attivista,
    ha dichiarato che in caso di vittoria, la pronuncia favorevole potrebbe gettare
    le basi per considerare quali persone giuridiche anche altre specie animali, come gli
    elefanti, i delfini o le balene.

    La richiesta del gruppo attivista non costituisce un esempio
    isolato: già nel dicembre 2014, un giudice argentino aveva affrontato un caso
    simile, riconoscendo a uno scimpanzé il trasferimento in una riserva, senza però
    spingersi al punto da riconoscere al mammifero i diritti tradizionalmente riservati agli esseri umani.

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