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    Vaccino AstraZeneca, perché gli inglesi vanno avanti e noi invece sospendiamo la campagna?

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 16 Mar. 2021 alle 14:10 Aggiornato il 16 Mar. 2021 alle 14:16

    Regno Unito, l’ente del farmaco: “Nessuna correlazione tra vaccino AstraZeneca e trombosi”

    Non c’è alcuna prova che vi sia una correlazione tra il vaccino AstraZeneca e i casi di trombosi registrati: lo afferma l’Mhra, l’ente del farmaco del Regno Unito, che proprio per queso motivo ha invitato a non sospendere le vaccinazioni, così come accaduto in mezza Europa, dall’Italia alla Germania sino alla Spagna e alla Francia.

    “I pazienti dovrebbero farsi somministrare il loro vaccino quando sarà il loro turno. Stiamo vagliando i rapporti, ma data la grande quantità di dosi effettuate e la frequenza con cui queste embolie possono verificarsi naturalmente, le prove disponibili non indicano che il vaccino possa esserne la causa” ha dichiarato il responsabile della sicurezza dell’Mhra, Phil Bryan.

    Nel Regno Unito, infatti, sono circa 11 milioni, su un totale di 26 milioni di dosi somministrate, le persone vaccinate con il siero prodotto da AstraZeneca e, secondo quanto affermato da Bryan, “il numero di coaguli di sangue riportati dopo il vaccino non è maggiore del numero che si sarebbe verificato naturalmente nella popolazione vaccinata”.

    Nonostante il Regno Unito abbia una “rete di farmaco vigilanza che fa paura”, così come dichiarato dall’ex direttore generale dell’Aifa Luca Pani in un’intervista a TPI, Regno Unito e Europa hanno però scelto due strade diverse.

    Il che fa nascere spontanea una domanda: alcuni Stati europei hanno raccolto dati che il Regno Unito evidentemente non ha? Tutto potrebbe essere, ma, così come dichiarato da Pani appare strano che “gli inglesi con 26 milioni di vaccinati ancora non si siano accorti” di eventuali effetti collaterali gravi. “Loro che la farmaco vigilanza la sanno fare? Non lo so. A me sembra strano” aggiunge l’ex direttore Aifa, che quindi ipotizza che la scelta dell’Europa possa essere di natura “politica o emotiva”.

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