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    Pubblicato il fascicolo delle indagini sul sequestro dei 43 studenti messicani

    La procura del Paese ha diffuso il fascicolo ufficiale per chiarire la vicenda accaduta il 26 settembre 2014

    Di TPI
    Pubblicato il 12 Ott. 2015 alle 18:52 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:22

    La procura generale del Messico ha pubblicato il fascicolo ufficiale dell’inchiesta sul sequestro e l’uccisione dei 43 studenti della scuola normale rurale di Ayotzinapa, spariti durante una manifestazione il 26 settembre 2014.

    Il file sulle investigazioni, diffuso sul sito web della procura del Paese domenica 11 ottobre, è diviso in 85 tomi, per un totale di 54mila pagine. Il fascicolo era stato richiesto dalla stampa per far luce sulla vicenda, dopo che i genitori degli alunni avevano scatenato alcune polemiche riguardo alla versione ufficiale dell’accaduto data dalle autorità. 

    Gli inquirenti avevano dichiarato, inizialmente, che tutti i 43 studenti erano stati uccisi e bruciati in una discarica, dopo che alcuni poliziotti corrotti, che li avevano fermati per un controllo, li avevano affidati a una gang di narcosi locale – i Guerreros Unidos

    Secondo i nuovi sviluppi, uno degli appartenenti al gruppo criminale avrebbe testimoniato che almeno nove dei ragazzi furono uccisi altrove. Marco Antonio Rios Berber ha infatti dichiarato che 13 studenti furono portati su una collina nei pressi di Iguala, dove almeno nove vennero uccisi.

    Secondo la sua testimonianza, a lui era stato dato il compito di comprare il gasolio che sarebbe servito per bruciare i cadaveri e al suo ritorno, tre degli studenti erano già stati uccisi con un colpo alla testa. Rios stesso avrebbe sparato ad altri due ragazzi, mentre in quattro erano a terra, legati e svenuti.     

    Secondo l’agenzia francese Afp che ha visionato i documenti dell’indagine, la procura avrebbe omesso parti del fascicolo, oscurando alcuni nomi e foto dal dossier. Il procuratore messicano Arely Gomez ha dichiarato che la pubblicazione è stata comunque importante per garantire al meglio possibile il diritto dei cittadini all’informazione. 

    Parallelamente alle indagini ufficiali, che avevano portato il 18 settembre all’arresto di Gildardo Lopez Astudillo, leader dei Guerreros Unidos e considerato la mente dell’operazione criminale, i genitori degli studenti avevano richiesto l’intervento di una commissione esterna, per valutare al meglio la vicenda.

    Le ricerche ordinate dalla Commissione interamericana per i diritti umani e condotte da un gruppo di esperti avevano trovato incongruenze nella versione ufficiale del governo messicano. Avevano mostrato, per esempio, come non fosse possibile per il cartello messicano dei Guerreros disfarsi totalmente dei cadaveri dando loro fuoco in appena 16 ore e con mezzi scarsi, come aveva sostenuto il governo.

    La Commissione aveva infatti appurato che all’organizzazione criminale sarebbero servite 13 tonnellate di pneumatici e 30 di legna, che avrebbero dovuto bruciare per almeno 60 ore, per carbonizzare del tutto i corpi. Un incendio di tale portata avrebbe creato una nube di fumo alta 300 metri e perfettamente visibile a chilometri di distanza.

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