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    Negli Stati Uniti gli psicologi lamentano una crescente ansia da Trump fra i loro pazienti

    Diversi psicoterapeuti hanno riscontrato forti ansie rispetto all'idea che Donald Trump possa diventare il prossimo presidente statunitense

    Di TPI
    Pubblicato il 8 Mar. 2016 alle 13:57 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 03:11

    Negli Stati Uniti, dove oggi 8 marzo gli elettori repubblicani
    sono chiamati alle urne per i caucus e le primarie negli stati di Idaho,
    Mississippi, Hawaii e Michigan, è ormai sempre più reale la possibilità di una
    candidatura del populista milionario Donald Trump da parte del partito.

    Se però in molti
    hanno finora dato il loro supporto attraverso il voto all’imprenditore
    recentemente sceso in politica, diversi altri cittadini sono terrorizzati all’idea
    che questi possa essere il candidato che diventerà il prossimo presidente degli
    Stati Uniti.

    “Terrorizzati” in questo caso non è un’esagerazione, se è
    vero che – come riporta il Washington Post – diversi psicologi hanno riferito la presenza tra i loro pazienti di una nuova
    tipologia di ansia legata proprio al timore che il candidato repubblicano possa
    governare la nazione.

    La psicologa Alison Howard, per esempio, ha segnalato che
    nei giorni scorsi almeno due pazienti hanno citato Trump durante le loro sedute:
    “Ha scosso le persone. Ci è stato insegnato
    per tutta la vita a non dire cose cattive sugli altri, a non fare i bulli, a non
    ostracizzare le persone in base al loro colore della pelle. Abbiamo questi
    costumi sociali, lui li infrange tutti e nonostante questo ha successo! E la
    gente si chiede come fa a farla franca”.

    Non solo i democratici, però, manifestano ansia rispetto all’idea
    di Trump alla Casa Bianca: Whitney Royston, un’attivista repubblicana di
    Littleton, Colorado, ha dichiarato che il candidato “è un fenomeno da baraccone.
    Non ha niente da dire. Tutto quello che fa è dire alle altre persone di tacere.
    Se dovesse diventare presidente, temo che il mondo ci crollerebbe addosso”.

    Già durante il cosiddetto Super Tuesday del primo marzo 2016, quando Trump ha registrato
    vittorie nelle primarie di diversi stati, Google ha registrato un aumento del
    350 per cento rispetto alla norma della frase “Come posso andare in
    Canada?” tra le ricerche.

    Judith Schweiger Levy, una psicologa newyorchese, ha riportato
    i toni sconvolti con cui una donna d’affari di mezza età le ha riferito che sua
    sorella sta sostenendo il miliardario: “Era così sconvolta e preoccupata all’idea
    di avere una sorella – qualcuno di così vicino a lei – che non si farebbe
    problemi a votarlo”.

    Gli Stati Uniti non sono nuovi a candidati dai toni
    estremisti: nel 1964 la campagna presidenziale del senatore repubblicano Barry
    Goldwater fece temere ai cittadini una guerra nucleare in caso di sua vittoria,
    ma l’ex vicepresidente Lyndon Johnson lo batté con grande distacco.

    Dan Seely, che oggi ha 86 anni, vive in New Hampshire e all’epoca
    era un elettore repubblicano, ma in quell’occasione votò per Johnson proprio perché
    temeva Goldwater. Oggi diventato democratico, vede Trump come una minaccia
    ancora più grande: “Vedo le sue bandierine nei loro prati e mi domando chi
    sono queste persone che pensano che possa essere un leader adeguato per il
    mondo libero”.

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