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    Inizia il processo contro l’ex presidente della Costa d’Avorio per crimini contro l’umanità

    Laurent Gbagbo nel 2010 non aveva riconosciuto la vittoria del rivale Alassane Ouattara, provocando sanguinosi scontri tra le fazioni rivali

    Di TPI
    Pubblicato il 28 Gen. 2016 alle 11:19 Aggiornato il 9 Set. 2019 alle 19:34

    Comincia oggi, 28 gennaio 2016, il processo per crimini contro l’umanità all’ex presidente ivoriano Laurent Gbagbo. È il primo ex capo di stato ad essere processato dinnanzi alla Corte penale internazionale dell’Aia.

    I giudici lo accusano di non aver voluto riconoscere la vittoria elettorale nel novembre 2010 del suo rivale Alassane Ouattara, e di conseguenza di essere responsabile delle rivolte scoppiate tra le varie fazioni rivali, durate 5 mesi, che hanno provocato 3000 morti. 

    Sarà processato per crimini contro l’umanità, omicidio, persecuzione e violenze sessuali, anche il suo braccio destro ed ex capo militare Charles Ble Goude.

    Sia i giudici dell’accusa che i difensori, nel sostenere che il processo potrebbe andare avanti almeno per i prossimi tre o quattro anni, hanno promesso che sarà fatto di tutto per stabilire la verità sui sanguinosi fatti di 6 anni fa. Durante il processo, l’accusa presenterà 5.300 elementi di prova, tra cui centinaia di video e 138 testimoni. 

    Nel 2010 il paese africano era sprofondato in una gravissima crisi internazionale, nella quale erano intervenuti anche Stati Uniti, Unione europea e Francia a sostegno del legittimo vincitore Ouattara.

    Abidjan, una delle città più cosmopolite del continente africano, era diventata un campo di battaglia per le varie fazioni in lotta tra loro. Dopo essere rimasto barricato per mesi nel palazzo presidenziale, Gbagbo era stato arrestato nell’aprile 2011 dalle truppe di Ouattara, aiutate da un contingente dell’Onu e da soldati francesi. 

    L’avvocato difensore dell’ex presidente, Emmanuel Altit, ha dichiarato che Gbagbo è fiducioso del fatto che questo processo potrà ristabilire la completa verità dei fatti così che “il popolo ivoriano possa riprendersi la sua storia”.

    La difesa di Gbagbo nega che ci sia stato un piano organizzato di resistenza e insiste sul fatto che l’ex presidente ha giocato un ruolo fondamentale nell’introduzione di un sistema multipartitico nel paese rendendolo un “faro di democrazia”. 

    Fuori dal palazzo della Corte penale ci sono già 1500 sostenitori dell’ex presidente a manifestare a suo favore, mentre maxischermi sono stati installati in varie città della Costa d’Avorio per consentire ai cittadini del paese di seguire il processo a distanza.

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