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    Cosa spinge un uomo a compiere una sparatoria di massa negli Stati Uniti

    81mila feriti e 31mila morti l'anno. Con una media di 308 sparatorie e 86 vittime ogni giorno. A tanto ammonta il bilancio causato dalle armi da fuoco negli Stati Uniti

    Di Iacopo Luzi
    Pubblicato il 5 Mag. 2016 alle 16:49 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 03:02

    IACOPO LUZI DA DEKALB, ILLINOIS, STATI UNITI – Cinque lastre di granito rosso si ergono di fronte
    la Cole Hall, presso la Northern Illinois University (NIU).

    “Avanti Insieme Avanti”
    sono le parole impresse su di esse. Queste lapidi sono un monumento alla
    memoria per tutti gli studenti e una promessa che quanto accaduto otto anni fa
    non succederà mai più.

    Qui, il 14 febbraio del 2008, l’ex studente della NIU Steven
    Kazmierczak aprì il fuoco con un fucile all’interno di una classe, uccidendo cinque persone e ferendone 21. Suicidandosi poi dopo. Complessivamente, incluso l’attentatore, morirono sei persone.

    La sparatoria della Northern Illinois University è
    considerata una delle peggiori avvenute all’interno di un istituto accademico degli ultimi anni, dopo quelle alla Virginia Tech nel 2007 e alla scuola elementare di
    Sandy Hook nel 2012, dove morirono rispettivamente 32 e 28 persone.

    Nonostante tutto, i tragici eventi di Dekalb non ricevettero
    tanta copertura mediatica quanto le ultime sparatorie del 2015: quella del primo ottobre
     all’Umpqua Community College
    nell’Oregon e quella di San Bernardino del 2 dicembre, in California (poi
    rivelatasi un vero e proprio attentato terroristico).

    Il motivo? I tempi sono cambiati e ciò che otto anni fa era
    solo una tragica notizia di cronaca oggi è in grado di
    scuotere dieci volte di più gli animi e tenere banco per molto più tempo,
    grazie anche ai social network.

    A tal proposito, ci siamo chiesti quali siano i motivi che
    spingono individui a imbracciare un’arma e aprire il fuoco su delle persone
    indifese. Spesso si parla di disturbi mentali, ma le motivazioni possono essere
    diverse.

    — LEGGI ANCHE: DIECI SPARATORIE CHE HANNO SCOSSO GLI STATI UNITI DAL 1999 A OGGI 

    “Le ragioni dietro a queste stragi sono spesso varie e
    difficilmente spiegabili. Spesso non è così semplice come nei romanzi gialli,
    nei libri, nei film o negli episodi di NCIS. Sbrogliare la matassa di
    motivazioni dietro i crimini di ciascuno di questi killer è una cosa tanto
    semplice quanto risolvere un cubo di Rubik”, dichiara Jimmy D. Taylor,
    professore associato di sociologia, criminologia e giustizia criminale dell’Ohio
    University, autore di 
    American Gun Culture: Collectors, Shows, and the Story of the Gun.

    Ci siamo recati a Dekalb per parlare con dei testimoni
    oculari di quel tragico San Valentino del 2008 e provare a comprendere le
    ragioni celate dietro le azioni di Kazmierczak.

    Il sergente Dathan Jackson della polizia universitaria di
    Dekalb è stato uno dei primi a raggiungere la scena quel tragico giorno.

    “Era
    completamente inaspettato”, dice. “Non avevamo mai avuto problemi con
    le armi prima di quel giorno, e nemmeno dopo. Kazmierczak non era più uno studente della
    Northern Illinois University e aveva nascosto il suo fucile in una custodia da
    chitarra. Per questo non è stato possibile fermarlo. Nessuno l’aveva notato”.

    “Nessuno conosce per davvero le ragioni che hanno motivato
    Kazmierczak, ma a quel tempo parlai con persone che lo conoscevano e molti
    hanno confermato che nutriva rancore verso la nostra università per degli
    episodi di bullismo nei suoi confronti”, spiega Maria Krull, consulente
    editoriale presso la Northern Star, il giornale studentesco della NIU.

    “Nonostante tutto, quell’evento non ha cambiato le nostre vite. È stata una vera tragedia per tutti, ma abbiamo deciso di continuare senza che la
    paura prendesse il sopravvento”,

    Secondo i dati dei centri di prevenzione e di controllo
    delle malattie, vi sono oltre 81mila feriti e più di 31mila morti all’anno a causa
    delle armi negli Stati Uniti. Ciò significa circa 308 sparatorie e 86 morti al giorno.

    Eppure, le statistiche dell’FBI mostrano che il numero di
    violenze armate era molto più alto vent’anni fa.

    In più, un recente studio di Jonathan M.Metzl e Kenneth T.
    MacLeish della Vanderbilt University ha mostrato che il legame tra la
    violenza armata e la salute mentale è dubbio.

    “Vi sono molteplici fattori che influiscono su una
    sparatoria: naturalmente la malattia mentale può essere uno di questi, ma spesso
    chi spara è in cerca di notorietà e prova a emulare chi ha sparato prima di lui
    con l’intenzione di passare alla storia come un cattivo”, spiega Adam Lankford, professore associato al dipartimento di giustizia criminale all’University of Alabama e autore di  numerosi articoli di giornale sulle sparatorie di massa.

    “Altri
    fattori che possono indurre a un comportamento simile sono l’isolamento sociale di chi spara o la crescente
    disponibilità delle armi in commercio”.

    Secondo Lankford il problema dev’essere analizzato nella sua
    totalità.

    “I social network di certo non aiutano. Chi
    spara, spesso, può reperire informazioni preziose per pianificare una sparatoria
    direttamente su internet e
    l’attenzione verso le sparatorie rispetto agli anni passati è notevolmente aumentata. Chi spara a volte diventa una celebrità e questo spinge la gente a imitare le loro gesta”.

    Secondo molti esperti, l’unica maniera di prevenire le
    sparatorie di massa è aumentare i controlli e non sottovalutare alcun segnale.
    Recentemente, l’FBI è stata in grado di prevenire una sparatoria alla
    University of Chicago grazie al monitoraggio dei social media.

    A ottobre 2015 il Pew Research Center, noto think tank
    americano, ha pubblicato uno studio che mostra come negli Stati Uniti il tasso
    di criminalità si sia pressoché dimezzato dallo 0,070 per cento del 2013 allo 0,036 per cento di
    oggi.

    Durante lo stesso periodo, il totale dei morti per arma da
    fuoco (inclusi incidenti e suicidi) è sceso di un terzo dallo 0,015 per cento allo
    0,010 per cento.

    “Dando un’occhiata ai dati ufficiali, è possibile notare che se gli incidenti
    violenti sono in leggera crescita, in realtà è statisticamente più difficile
    essere vittima d’armi da fuoco oggi rispetto alla metà degli anni Novanta”, spiega
     Jimmy D.Taylor.

    “Il tasso di
    omicidi con arma da fuoco è circa la metà rispetto a quello del 1995. Nonostante la maggiore copertura mediatica di questi crimini,
    i dati affermano che vi è una grande isteria pilotata dai media e una
    possibile paranoia di massa alla base di tutto ciò”, continua Taylor.

    “Coloro che pensano che la
    violenza stia peggiorando dovrebbero stare di meno davanti alla televisione e
    guardarsi di più attorno”.

    LEGGI ANCHE: DIECI SPARATORIE CHE HANNO SCOSSO GLI STATI UNITI DAL 1999 A OGGI 

    (Nell’immagine qui sotto: nel 2015 ci sono state almeno 355 sparatorie con 4 vittime negli Stati Uniti, più di tutti i singoli giorni di un anno. Photocredit: Aj+)

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