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    Il partito comunista cinese rilancia il termine “compagni”, ma per tutti ormai significa “gay”

    Negli ultimi trent'anni, il termine "compagno", traslitterato dal cinese tongzhi, ormai in disuso in politica, è stato fatto proprio dalla comunità Lgbt

    Di TPI
    Pubblicato il 17 Nov. 2016 alle 09:38 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:10

    “Non Chiamatemi presidente, non chiamatemi segretario di partito. Chiamatemi compagno”. È l’appello del presidente cinese Xi Jinping ai 90 milioni di membri del partito comunista cinese per far tornare in auge la parola “compagno”, con cui tradizionalmente si indicavano i membri del partito. 

    C’è però solo un problema. Negli ultimi trent’anni, il termine, traslitterato dal cinese come tongzhi è stato fatto proprio e reso di nuovo popolare, da una nuova comunità: quella dei gay e delle lesbiche cinesi.

    Il termine “Tongzhi” o “compagno”, iniziò a cadere in disuso tra i quadri del partito dopo gli anni ’80, dopo la progressiva occidentalizzazione della società cinese.

    Oggi la comunità Lgbt lo usa regolarmente. Il centro di Pechino per lesbiche, gay, bisessuali e transessuali si autodefinisce Pechino Tongzhi Zhongxin – Il centro di Pechino per i “compagni”.

    Fan Popo, un attivista per i diritti gay e regista di Pechino, ha detto che in passato vi erano stati episodi in cui la comunità Lgbt era stata criticata per essersi appropriata di un termine usato tradizionalmente in politica.

    Tuttavia per alcuni cinesi più giovani, che provavano vergogna a usare la parola tongxinglian (letteralmente omosessuale), tongzhi ha rappresentato una alternativa più facile.

    “Ormai la gente si è abituata a questo nuovo significato”, ha detto Fan Popo al New York Times.

    All’interno del partito, solo i leader di più alto rango sono generalmente indicati come “compagni”. Ai livelli più bassi il termine è stato rimpiazzato con altri. 

    Dopo un incontro del Comitato centrale del Partito comunista tenutosi il mese scorso, i leader hanno emanato una direttiva sollecitando i membri del partito ad astenersi dall’uso di titoli e onorificenze in favore del ritorno “al passato rivoluzionario” e quindi al termine  “compagni”.

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