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    Iraq, il Papa nella città cristiana devastata dall’Isis: “La religione non va strumentalizzata”

    Papa Francesco al suo arrivo a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno. Credit: ANSA
    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 7 Mar. 2021 alle 11:53

    Nella terza giornata del suo storico viaggio in Iraq, Papa Francesco ha raggiunto Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno, dove le comunità cristiane locali hanno subito il dominio distruttivo dell’Isis. Si tratta anche della tappa considerata più a rischio dal punto di vista della sicurezza: alcune settimane fa l’aeroporto di Erbil è preso di mira da una serie di razzi che hanno ucciso due persone.

    Al suo arrivo, il Pontefice ha avuto un breve incontro con il presidente della regione autonoma del Kurdistan, Nechirvan Barzani, e con suo cugino il premier, Masrour Barzani. Poi il trasferimento in elicottero a Mosul, ultima roccaforte dell’Isis in Iraq, “per una preghiera di suffragio per le vittime della guerra”. E infine nella vicina Qaraqosh, una delle città cristiane più antiche, anch’essa pesantemente danneggiata nel 2014 in seguito all’ascesa del sedicente Stato islamico.

    “Adesso è il momento di ricostruire e ricominciare, affidandosi alla grazia di Dio, che guida le sorti di ogni uomo e di tutti i popoli. Non siete soli, la Chiesa intera vi è vicina, con la preghiera e la carità concreta”, ha detto Papa Francesco rivolgendosi ai cristiani di Qaraqosh.

    “Con grande tristezza, ci guardiamo attorno e vediamo altri segni, i segni del potere distruttivo della violenza, dell’odio e della guerra. Quante cose sono state distrutte! E quanto dev’essere ricostruito! Questo nostro incontro dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parola”, ha proseguito il Pontefice.

    “Anche in mezzo alle devastazioni del terrorismo e della guerra, possiamo vedere, con gli occhi della fede, il trionfo della vita sulla morte. Avete davanti a voi l’esempio dei vostri padri e delle vostre madri nella fede, che hanno adorato e lodato Dio in questo luogo. Hanno perseverato con ferma speranza nel loro cammino terreno, confidando in Dio che non delude mai e che sempre ci sostiene con la sua grazia. La grande eredità spirituale che ci hanno lasciato continua a vivere in voi. Abbracciate questa eredità! Questa eredità è la vostra forza”.

    E ancora: “Questo è il momento di risanare non solo gli edifici, ma prima ancora i legami che uniscono comunità e famiglie, giovani e anziani. Guardiamo i nostri figli, sapendo che erediteranno non solo una terra, una cultura e una tradizione, ma anche i frutti vivi della fede, che sono le benedizioni di Dio su questa terra. Vi incoraggio a non dimenticare chi siete e da dove venite! A custodire i legami che vi tengono insieme, a custodire le vostre radici”.

    “La strada per una piena guarigione potrebbe essere ancora lunga, ma vi chiedo, per favore, di non scoraggiarvi”, ha sottolineato il Papa. “Ci vuole capacità di perdonare e, nello stesso tempo, coraggio di lottare. So che questo è molto difficile. Ma crediamo che Dio può portare la pace in questa terra. Noi confidiamo in Lui e, insieme a tutte le persone di buona volontà, diciamo no al terrorismo e alla strumentalizzazione della religione”.

    Da Francesco anche un pensiero speciale per le donne: “Vorrei dire grazie di cuore a tutte le madri e le donne di questo Paese, donne coraggiose che continuano a donare vita nonostante i soprusi e le ferite. Che le donne siano rispettate e tutelate! Che vengano loro date attenzione e opportunità”.

    Leggi anche: La prima volta di un Papa in Iraq: Francesco va nei luoghi che furono dell’Isis per costruire la pace

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