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    È ora di ripensare la nostra dipendenza da Facebook

    Il colosso di Zuckerberg è molto più fragile di quanto pensiamo. Il down di questi giorni deve portarci a riconsiderare la nostra vita sui social. Un'analisi acuta di Kevin Roose penna di punta del New York Times

    Di Kevin Roose
    Pubblicato il 8 Ott. 2021 alle 11:43 Aggiornato il 8 Ott. 2021 alle 11:44

    Amplifica lodio e le fake news, destabilizza la democrazia e mina la sicurezza delle adolescenti rispetto al proprio corpo, tutto in nome del profitto. Le accuse mosse a Facebook da una sua ex dirigente, prima pubblicate sul Wall Street Journal e poi presentate al Congresso degli Stati Uniti, raccontano un’azienda i cui giorni migliori sembrano ormai passati, nonostante l’immagine onnipotente del colosso fondato da Mark Zuckerberg.

    Le denunce contenute nell’inchiesta Facebook Files, basata su una serie di ricerche interne all’azienda, potrebbero infatti far pensare alla piattaforma digitale americana come a un mostro terribilmente potente che può essere fermato soltanto con un intervento aggressivo dei governi.

    Ma c’è un altro modo di leggere la serie di documenti trapelati alla stampa statunitense e avvalorati dalla testimonianza dell’ex product manager di Menlo Park Frances Haugen: Facebook è nei guai. È vittima di un declino inesorabile, preoccupata dalla progressiva perdita di potere e influenza.

    Tutto questo non deve però far cantare vittoria ai suoi critici. La storia ci insegna che i social network raramente invecchiano senza creare problemi e che le aziende tecnologiche possono fare molti danni nella loro fase di decadenza. I prossimi anni di Facebook potrebbero essere ancora peggiori degli ultimi…

    Continua a leggere l’articolo sul settimanale The Post Internazionale-TPI, clicca qui.
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