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    Omosessualità nel Maghreb

    Pubblichiamo su concessione dell'autore un estratto del libro Omosessualità in Medio Oriente, scritto da Nicolamaria Coppola

    Di Nicolamaria Coppola
    Pubblicato il 12 Dic. 2014 alle 16:47 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 11:35

    A Casablanca, capitale economica del Marocco, l’area tra il parco della Lega Araba e il Boulevard Rachidi, situata in pieno centro tra l’ambasciata di Francia e quella degli Stati Uniti, è il luogo pubblico degli uomini che cercano uomini.

    Da queste parti è possibile trovare prostituti sia omosessuali che eterosessuali, e tutti si ritrovano qui non appena tramonta il sole per vendere il proprio corpo a chiunque offra dai venti ai duecento dirham.

    “Passo qui la sera, ma ho una moglie e una figlia che mi aspettano a casa”, dice Alaa. “Vado a letto solo con uomini ricchi, che pagano bene. (…) Gli europei sono i miei preferiti, ma anche gli americani hanno sempre un sacco di soldi”.

    Samir è originario di Meknes ma vive a Casablanca: fa sesso a pagamento con uomini da quando aveva poco più di 15 anni, ma ci tiene a precisare che lui non è un prostituto. “Mi piacciono gli uomini – dice – quelli più grandi di me. (…) Faccio sesso con loro perché mi piace, ma mi faccio pagare perché questo è il mio lavoro”.

    Samir dice di non aver paura di essere scoperto dalla polizia e di essere incriminato per il reato di sodomia perché: “Lo fanno tutti, e se la polizia volesse fare il suo lavoro dovremmo essere tutti in galera”.

    Malgrado esistano leggi internazionali ed europee che vietano espressamente il turismo sessuale (Codice Mondiale di Etica del Turismo; Dichiarazione di Stoccolma contro lo Sfruttamento Sessuale dei Bambini per Fini Commerciali; Convenzione di Lanzarote; Direttiva Europea 2011/93/UE) e alcuni Paesi, come per esempio la Gran Bretagna, abbiano offerto il loro aiuto per debellare questo fenomeno, sembra che i governi degli Stati maghrebini preferiscano chiudere un occhio sull’intera questione.

    Eliminare un fenomeno così diffuso appare quanto mai difficile dal momento che istituzioni, autorità e famiglie continuano a perseverare in questa generale rimozione di realtà.

    Gli arabi vedono nei turisti soprattutto una fonte di denaro, ma come mi ha confessato un giovane ragazzo tunisino: “I turisti sono sporchi, pensano solo al sesso e vanno in Tunisia solo perché sanno che si trova sesso facilmente e a basso costo”.

    Nella cultura araba la penetrazione, maschile o femminile che sia, ha un ruolo fondamentale: è opinione diffusa che la passività leda irreversibilmente la virilità, e proprio per evitare di scendere dal piedistallo di ragiul, ossia di “uomo”, i ragazzi maghrebini, a letto, rivestono sempre e solo il ruolo di partner attivo.

    Sebbene si vada a letto con una persona dello stesso sesso, per gli uomini è necessario solo e soltanto replicare il ruolo di penetratore disposto e consentito da Dio.

    Così facendo, non si corre il rischio di mettere in pericolo la propria identità di maschio, e non si è costretti a modificare l’idea radicata dell’omosessualità intesa come prodotto perverso della cultura occidentale e non come aspetto naturale della condizione umana.

    Estratto dal libro Omosessualità in Medio Oriente – Identità gay tra religione, cultura e politica di Nicolamaria Coppola, ed. Aracne, collana Globolitical. Prezzo: 15 euro, pagine: 328.
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