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    Omicidio Khashoggi: cinque persone sono state condannate a morte in Arabia Saudita

    Saud al Qahtani, stretto consigliere ed ex responsabile per la comunicazione sui social media del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman non è stato incriminato per l'omicidio del giornalista

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 23 Dic. 2019 alle 11:15 Aggiornato il 23 Dic. 2019 alle 11:18

    Omicidio Khashoggi: 5 persone condannate a morte in Arabia Saudita

    Cinque persone sono state condannate a morte in Arabia Saudita per l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul nel 2018. Lo ha annunciato oggi, lunedì 23 dicembre, la procura di Riad.

    Il 2 ottobre 2018, Jamal Khashoggi veniva brutalmente ucciso nel consolato saudita. L’omicidio dell’editorialista del Washington Post, di un’efferatezza enorme, ha scosso il mondo intero.

    Il giornalista saudita era entrato nel consolato del suo Paese a Istanbul per ritirare alcuni documenti per le sue nozze. Secondo l’intelligence è stato fatto a pezzi e i suoi resti non sono mai stati ritrovati. Prima di entrare, l’uomo consegnò il suo cellulare alla fidanzata, Hatice Cengiz, per evitare che venisse spiato dalle guardie del consolato. Poi mise piede nell’edificio da cui non sarebbe mai più uscito.

    La fidanzata di Khashoggi non si è mai arresa nella ricerca della verità sull’omicidio del giornalista. “Voglio sapere chi ha dato l’ordine di ucciderlo. I leader mondiali non hanno agito contro i veri responsabili”, ha detto la donna, accusando la comunità internazionale di aver sacrificato la ricerca della giustizia ai rapporti economici e geopolitici con Riad.

    Si ritiene che, dopo aver strangolato il giornalista, i suoi carnefici lo abbiano fatto a pezzi e disciolto nell’acido. Le indagini condotte da Ankara portarono all’identificazione di 15 persone, giunte a Istanbul prima dell’appuntamento del giornalista e ripartite subito dopo la sua scomparsa. Secondo Erdogan, “l’assassinio dell’editorialista Jamal Khashoggi è stato probabilmente l’incidente più influente e controverso del 21esimo secolo, a parte gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001.

    Saud al Qahtani, stretto consigliere ed ex responsabile per la comunicazione sui social media del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman non è stato incriminato per l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Lo ha annunciato la procura di Riad. Secondo le indagini condotte dagli esperti dell’Onu c’erano “prove credibili” di responsabilità individuali del principe e del suo consigliere.

    Chi era Jamal Khashoggi

    Ex consigliere del governo saudita, Khashoggi aveva deciso di autoesiliarsi negli Stati Uniti nel 2017 per timore di un possibile arresto, dopo aver criticato alcune decisioni del principe ereditario saudita, nonché ministro della Difesa, Mohammed bin Salman. Il giornalista aveva anche espresso diverse critiche sull’intervento militare di Riad in Yemen.

    Khasoggi aveva più volte denunciato intimidazioni, arresti e attacchi subiti da giornalisti, intellettuali e leader religiosi non allineati con la casa reale saudita. Ex redattore del quotidiano Al-Watan e di un canale di notizie tv saudita, Khashoggi ha anche partecipato ai programmi della Bbc sull’Arabia Saudita e sul Medio Oriente. Il giornalista è anche noto per la sua relazione con il giovane Osama Bin Laden, con il quale ha viaggiato molto in Afghanistan negli anni Ottanta durante l’occupazione sovietica.

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