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    Poco prima dell’insediamento di Trump, Obama destina 221 milioni di dollari ai palestinesi

    Il Congresso dominato dai repubblicani aveva bloccato la spesa ma il suo parere non è vincolante così il 20 gennaio Washington ha erogato i fondi all'Autorità Palestinese

    Di TPI
    Pubblicato il 24 Gen. 2017 alle 10:27 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:06

    Secondo quanto ha riportato l’agenzia di stampa americana AP lunedì 23 gennaio 2017, uno degli ultimi atti dell’amministrazione Obama è stato erogare 221 milioni di dollari all’Autorità Palestinese.

    Il Congresso, dominato dai repubblicani, aveva inizialmente approvato i fondi destinati ai palestinesi nell’ambito dei bilanci per il 2015 e 2016, ma poi almeno due deputati li avevano bloccati perché l’Autorità Palestinese aveva richiesto l’adesione ad alcuni organismi internazionali.

    L’opinione espressa dai parlamentari non è vincolante, benché solitamente venga rispettata dall’esecutivo. Ma non questa volta.

    Venerdì 20 gennaio, a poche ore dall’insediamento del presidente Donald Trump, l’amministrazione Obama ha notificato al Congresso la spesa di 221 milioni di dollari destinati ai palestinesi; altri 4 milioni per programmi relativi al cambiamento climatico; 1,25 milioni elargiti alle istituzioni Onu per peacebuilding, lotta allo sfruttamento e agli abusi sessuali, protezione dell’ozono ecc.; e 1,05 milioni di dollari per i rappresentanti particolari del dipartimento di Stato in Afghanistan e Pakistan nonché l’ufficio per gli affari dell’Asia centrale e meridionale.

    Il denaro inviato all’Autorità Palestinese sarà destinato agli aiuti umanitari per la Cisgiordania e Gaza, a sostenere riforme politiche e in materia di sicurezza e a contribuire alla creazione del futuro stato palestinese, soprattutto per quanto riguarda governance e stato di diritto.

    La mossa dell’ultimo minuto dell’amministrazione Obama sicuramente non è stata digerita agevolmente dalla nuova amministrazione Trump che non ha fatto mistero di voler adottare una posizione decisamente filoisraeliana, a cominciare dal trasferimento dell’ambasciata degli Stati Uniti in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, ritenuta dagli israeliani ma non dal resto della comunità internazionale la capitale eterna dello stato ebraico.

    I palestinesi, che vorrebbero stabilire a Gerusalemme est la capitale del futuro stato della Palestina, ritengono che l’iniziativa di Trump metterebbe a serio rischio il processo di pace.

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