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    Paesi Bassi, nonna condannata a rimuovere le foto dei nipoti dai social network

    La signora, se non eliminerà i contenuti, dovrà anche pagare una multa per ogni giorno che ha postato le immagini dei bambini

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 22 Mag. 2020 alle 20:57 Aggiornato il 22 Mag. 2020 alle 20:58

    Una donna  ha avuto ordine dal tribunale di cancellare le foto dei suoi nipoti che aveva messo su Facebook senza essere stata prima autorizzata dalla loro madre. La sentenza, emessa in Olanda, ha colpito la donna che da tempo era in aperto conflitto con la figlia e si rifiutava di rimuovere le immagini. Il giudice ha però stabilito che la questione rientrava nell’applicazione del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr), in conformità con quanto stabilito dalla Corte europea. La nonna deve ora togliere quelle le foto o pagare una multa di 50 euro al giorno per ogni giorno in cui non lo farà fino a un massimo di mille euro.

    Il regolamento Gdpr non si applica all’uso familiare. Quindi se la nonna avesse tenuto quelle immagini sul pc, nessuno avrebbe potuto dire nulla. Ma online le cose cambiano e in Italia è successo che siano scoppiate dispute perfino fra ex coniugi. Si tende a non capire che certe immagini di ambito familiare sul Web hanno un valore diverso.

    Stando all’Unicef, in un anno un minore appare, in media, in 195 foto pubblicate sul Web. Secondo un’altra analisi, condotta da Parent Zone tempo fa, un bambino nei suoi primi cinque anni di età può già contare su 934 immagini online. Solo su Facebook del resto sono 300 milioni le fotografie, di qualsiasi tipo, che vengono caricate ogni giorno. L’articolo 9 e 6 del Regolamento Europeo sulla protezione dei dati qualifica come dati sensibili quelli che rivelano l’origine razziale o etnica, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o filosofiche, l’appartenenza sindacale, i dati genetici, i dati biometrici intesi a identificare in modo univoco una persona fisica. La foto di un volto quindi, più che dato sensibile, è dunque un dato personale. Diventa sensibile se la si usa per risalire all’identità o se rivela uno degli elementi citati sopra. Le fotografie della comunione o della cresima, ad esempio, oltre al dato del volto del bambino o della bambina, danno una chiara informazione sulle sue convinzioni religiose. Ad ogni modo, entrambi sono protetti, anche se i secondi lo sono in maniera maggiore. Il vero punto resta comunque che si tratta di minori.

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