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    “Non voglio sedere vicino a una donna”, passeggera costretta a cambiare posto: EasyJet dovrà risarcirla

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 12 Mar. 2021 alle 09:36

    EasyJet ha ammesso di aver violato le proprie linee di condotta, e adesso dovrà risarcire una passeggera che era stata costretta a cambiare posto, dopo che il suo vicino si era lamentato con gli assistenti di volo: “Non voglio sedermi accanto a una donna”. Un caso che aveva fatto molto discutere, suscitando inevitabili polemiche. Ma ripercorriamo l’accaduto.

    Il triste episodio risale al 2019, quando Melanie Wolfson, una donna dalla doppia cittadinanza, britannica e israeliana, che vive a Tel Aviv, aveva avviato una causa contro EasyJet. Il passeggero che le era seduto accanto e che aveva detto di non voler avere una donna al suo fianco è un ebreo ultra-ortodosso, che aveva motivato la sua richiesta con le proprie credenze religiose. L’uomo aveva chiesto a Melanie di cambiare posto con un altro passeggero, poi di fronte al rifiuto della donna si era lamentato con gli assistenti di volo.

    La notizia di oggi è che EasyJet dovrà risarcirla, dopo aver ammesso le proprie responsabilità: “Siamo pienamente consapevoli che alcuni uomini sono a disagio quando siedono accanto a una donna che non sia una familiare, a causa delle loro credenze religiose” – spiega la compagnia aerea in una nota – “Le nostre politiche, però, prevedono che i passeggeri di sesso femminile non debbano cambiare di posto per il semplice fatto di essere donne. Quelle politiche sono state violate e siamo disposti a risarcire la passeggera, oltre a migliorare le nostre politiche e la loro applicazione tramite una formazione aggiuntiva del nostro equipaggio”. EasyJet dovrà dare a Melanie 66.438 shekel, poco meno di 18mila euro.

    Purtroppo non si è trattato di un caso isolato. Pochi mesi dopo, sempre su un volo EasyJet da Tel Aviv a Londra, un altro ebreo ultra-ortodosso aveva chiesto a Melanie Wolfson di spostarsi, per poi insultarla e umiliarla al primo rifiuto. Alla fine, per il timore di decollare in ritardo, la donna aveva deciso di cambiare posto ma anche in quel caso aveva protestato con gli assistenti di volo, senza tuttavia ricevere il minimo appoggio. Da lì era partita una dura battaglia legale con EasyJet dal momento che secondo la donna la compagnia aerea aveva violato la legge israeliana, che punisce la discriminazione dei clienti su base razziale, nazionale, religiosa, di genere e di orientamento sessuale. Il caso ora si chiude, come riporta il Guardian, con l’ammissione di colpa e il rimborso da parte di EasyJet.

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