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    Come ha reagito Netanyahu alla risoluzione Onu contro gli insediamenti

    Il primo ministro israeliano ha dichiarato che lo stato ebraico riconsidererà i suoi rapporti con le Nazioni Unite e i paesi che hanno promosso la mozione

    Di TPI
    Pubblicato il 25 Dic. 2016 alle 11:10 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:21

    Dopo il voto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che, grazie all’astensione del rappresentante degli Stati Uniti, ha adottato una risoluzione contro gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Israele riconsidererà i suoi rapporti con le Nazioni Unite.

    Netanyahu ha detto che non rispetterà la risoluzione passata con 14 voti a favore venerdì 23 dicembre 2016, ricevendo il plauso dei leader palestinesi, e che ha chiesto al ministro degli Esteri di rivalutare nell’arco di un mese tutti i contatti di Tel Aviv con le Nazioni Unite, inclusi i fondi erogati alle istituzioni Onu e la presenza dei rappresentanti Onu in Israele.

    Una risposta forte, quella di Israele, che per la prima volta non ha potuto contare sull’appoggio degli Stati Uniti. Washington, infatti, aveva sempre protetto lo stato ebraico da qualsiasi risoluzione di condanna, ma non questa volta, nonostante il presidente eletto Donald Trump chiedesse a gran voce l’ennesimo veto.

    La risoluzione, il cui testo era stato redatto dall’Egitto, è stata promossa da Malesia, Nuova Zelanda, Senegal e Venezuela dopo che il Cairo l’aveva ritirata in seguito alle dichiarazioni contro di essa di Trump.

    La mozione chiede a Israele di mettere immediatamente fine a tutte le attività di insediamento nei territori palestinesi occupati inclusa Gerusalemme est e definisce gli insediamenti una violazione flagrante del diritto internazionale e un grave ostacolo al raggiungimento della soluzione dei due stati per una pace giusta e durevole.

    Mentre Israele non ha relazioni diplomatiche né con il Venezuela né con la Malesia, Tel Aviv ha ordinato ai suoi ambasciatori in Nuova Zelanda e Senegal di tornare in patria per consultarsi sulle prossime mosse, e ha annunciato che interromperà tutti i programmi di aiuto rivolti al paese africano.

    Sono circa mezzo milione i coloni israeliani che, sin dall’occupazione del 1967 di Cisgiordania e Gerusalemme est, hanno costruito tra i cento e i 200 insediamenti illegali. Tuttavia, Israele non li considera tali.

    Il rappresentante degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite Samantha Power ha dichiarato che la risoluzione riflette i fatti sul terreno: gli insediamenti stanno crescendo velocemente e sono un serio problema per il processo di pace.

    Inoltre, Power ha criticato Netanyahu dicendo che non si può al contempo sostenere di aderire alla soluzione dei due stati e avallare la costruzione di nuovi insediamenti sui territori palestinesi.

    Di contro, Trump ha affidato come di consueto a Twitter le sue reazioni: “Dopo il 20 gennaio, le cose andranno diversamente alle Nazioni Uniti”, facendo riferimento al giorno in cui diventerà l’inquilino della Casa Bianca.

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