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    Nestlé, un documento interno rivela: “Il 60% dei prodotti non è salutare”. L’inchiesta del Financial Times

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 1 Giu. 2021 alle 16:59

    Oltre il 60 per cento dei prodotti più popolari della Nestlé non possono essere definiti “salutari” e alcuni di questi non lo saranno mai “indipendentemente dai tentativi per rinnovarli”. È quanto si legge in un documento interno della multinazionale svizzera visionato e reso noto dal Financial Times.

    Solo un terzo dei prodotti raggiunge la sufficienza

    Il rapporto citato dal Ft fa riferimento al sistema australiano di valutazione dei cibi. In questa scala di valutazione, poco più di un terzo delle bevande e dei cibi Nestlé hanno ottenuto un punteggio superiore a 3,5 (su una scala che va da 1 a 5) e che indica la soglia di “sufficienza” per il grado di salute di un cibo.

    In particolare, il 96 per cento delle bevande e il 99 per cento di pasticceria e gelati non raggiungono quella soglia mentre va meglio per le acque e i prodotti derivati del latte, con l’82 per cento delle acque e il 60 per cento dei latticini che hanno raggiunto la soglia.

    “Abbiamo apportato miglioramenti significativi ai nostri prodotti, ma il nostro portafoglio è ancora sottoperformante rispetto alle definizioni esterne di salute in un panorama in cui la pressione normativa e le richieste dei consumatori sono alle stelle”, si legge nella presentazione vista dal Ft.

    I dati escludono i prodotti per bambini, il cibo per animali, il caffè e la divisione Health Science che produce alimenti per persone con condizioni mediche specifiche. Ciò significa – precisa l’Ft – che “i dati rappresentano circa la metà delle entrate annuali totali di Nestlé, pari a 92,6 miliardi di franchi svizzeri”, oltre 84 miliardi di euro.

    Nestlè: al lavoro per migliorare la nostra strategia nutrizionale

    Dopo le indiscrezioni del Financial Times, l’azienda ha fatto sapere di essere al lavoro per migliorare le sue strategie nutrizionali. Va precisato inoltre che l’analisi resa nota dal giornale non comprende i prodotti relativi alla nutrizione medica, al cibo per animali, al caffè e al latte artificiale.

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