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    Nepal, il festival di Gadhimai mette a rischio la vita di 200mila animali. La petizione: “Stop ai sacrifici”

    Credit: Animal Equality

    Definito "il più grande sacrificio di animali al mondo", il festival si tiene una volta ogni cinque anni e si svolgerà a dicembre 2019

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 18 Nov. 2019 alle 15:14

    Nepal, il festival di Gadhimai mette a rischio la vita di 200mila animali. La petizione: “Stop ai sacrifici”

    Sono 200mila gli animali che rischiano la vita per un crudele festival che si svolge ogni cinque anni a Bariyarpur, nel distretto di Bara, nel sud del Nepal. Il festival di Gadhimai, che avrà luogo tra il 3 e il 5 dicembre 2019, ad ogni edizione costa la vita a centinaia di migliaia di animali che vengono brutalmente uccisi.

    A lanciare una petizione internazionale contro questo festival è l’associazione animalista Animal Equality, che chiede al governo del Nepal di fermare il cruento sacrificio di animali a Gadhimai, introdurre una legge forte che vieti il sacrificio di animali e di incoraggiare i fedeli a donare sangue in collaborazione con la Croce Rossa Nepalese, in sostituzione dei sacrifici animali o a praticare un sacrificio simbolico utilizzando alternative che non prevedano l’uccisione o i maltrattamenti di animali, risparmiando così a migliaia di animali inutili sofferenze.

    Il festival Gadhimai è stato definito “il più grande sacrificio di animali al mondo”, e durante l’ultima edizione, nel 2014,  è stato documentato anche con immagini sotto copertura realizzate dagli investigatori di Animal Equality, che hanno rivelato pratiche terribili e crudeli.

    La storia di questo festival risale a circa 260 anni fa, quando un proprietario terriero locale di nome Bhagwan Chaudhary pensò che i suoi problemi sarebbero stati risolti se avesse sacrificato il proprio sangue alla dea Gadhimai.

    Secondo alcuni rapporti di ong indiane e nepalesi, durante il festival del 2009 sono stati sacrificati circa 200.000 animali tra bufali, capre, maiali, ratti e piccioni.

    “Durante il festival, gli animali vengono uccisi dai fedeli, che però infliggono agli animali una morte lenta e dolorosa”, si legge nel comunicato di Animal Equality. “Abbiamo documentato decapitazioni di bufali che non avvenivano in modo netto, con un solo colpo, ma con colpi ripetuti e inefficaci, che causavano agli animali estreme sofferenze”.

    Nelle scene documentate dagli investigatori di Animal Equality si vede anche il caso di un esemplare particolarmente grosso, che è stato colpito venticinque volte per decapitarlo, costringendo l’animale ad una agonia terribile.

    “Nel tentativo di scoraggiare il sacrificio di animali e nel rispetto della tradizione originale, Animal Equality propone una pratica alternativa, significativa e rispettosa delle tradizioni religiose, e cioè la donazione di sangue, realizzata in collaborazione con la Croce Rossa Nepalese”, si legge ancora nel comunicato.

    “La proposta delle due ong è quella di organizzare un campo per le donazioni di sangue, nel quale i fedeli potranno donare il proprio sangue per praticare comunque il rito religioso, ma senza infliggere sofferenze agli animali”.

    Inoltre Animal Equality ha incontrato i funzionari del Ministero degli Affari interni in India e ha chiesto loro di fermare il passaggio di animali attraverso il confine tra India e Nepal durante i giorni del festival, una misura che già nel 2014 aveva permesso di ridurre a 30.000 il numero degli animali sacrificati, mentre se ne contavano fino a 200.000 nel 2009.

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