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    Regno Unito, neonato muore per la febbre di Lassa, altri contagi in famiglia: si teme un focolaio

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 21 Feb. 2022 alle 16:39

    Regno Unito, neonato muore per la febbre di Lassa: si teme un focolaio

    Paura nel Regno Unito dove un neonato è morto a causa della febbre di Lassa, mentre altri familiari del piccolo sono stati contagiati dal virus con le autorità sanitarie che ora temono lo scoppio di un vero e proprio focolaio.

    Secondo quanto riferito dalla Bbc, attualmente sono 3 i casi confermati di febbre di Lassa, virus trovato nel Regno Unito per la prima volta dopo 13 anni.

    Il virus, simile all’Ebola e trasportato dai topi, ha finora ucciso due persone nel Paese: il bambino e un uomo di ritorno da un viaggio dall’Africa occidentale.

    Le autorità stanno monitorando le condizioni fisiche del personale sanitario che è entrato in contatto con i pazienti infetti a Luton e al Dunstable University Hospital.

    Che cos’è la febbre di Lassa

    La febbre di Lassa, così come si legge sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, “fa parte del gruppo delle febbri emorragiche virali, patologie di origine virale a carattere sistemico, caratterizzate da esordio improvviso, acuto e spesso accompagnate da manifestazioni emorragiche”.

    Prende il nome dalla città nigeriana in cui nel 1969 fu scoperto il virus fino a quel momento sconosciuto. “L’agente eziologico – si legge ancora sul sito dell’Iss – è un virus a Rna appartenente alla famiglia degli Arenaviridae, diffuso prevalentemente in Africa, il cui serbatoio principale sono i roditori Mastomys”.

    Gli uomini non trasmettono direttamente il virus, ma possono contrarre la febbre attraverso il contatto con gli animali infetti e in particolar modo con il contatto diretto con escrementi o tramite aerosol di escreti e saliva.

    Solo in alcuni casi è possibile la trasmissione da uomo a uomo “per contatto diretto con sangue, tessuti, secrezioni o escreti di persone infette, soprattutto in ambito familiare e nosocomiale”.

    Nell’80% dei casi la patologia è lieve o addirittura asintomatica, mentre nel restante 20% dei casi può presentarsi come una malattia grave e mortale.

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