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    Navalny: cosa è successo in quelle due (drammatiche) ore dopo l’avvelenamento

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 4 Set. 2020 alle 13:26 Aggiornato il 4 Set. 2020 alle 13:27

    Il governo tedesco ha acquisito “prove che non lasciano dubbi” sul fatto che il dissidente russo Alexei Navalny sia stato avvelenato. Lo ha affermato Steffen Seibert precisando che “il governo tedesco condanna questo attacco nel modo nel modo più severo e chiede di fare chiarezza con urgenza”. “È un fatto sconvolgente che Alexei Navalny in Russia sia stato vittima di un attacco con un agente nervino”, si legge ancora nella nota aggiungendo che “la moglie di Navalny è stata informata dai medici dello Charité”.

    Il Cremilino nega le accuse: “Non vi sono ragioni per accusare la Russia di aver avuto un ruolo nell’avvelenamento di Aleksei Navalny”. Lo ha dichiarato il portavoce, Dimitri Peskov. “La Russia non vuole che la Germania salti a conclusioni affrettate senza dialogare sulla questione”, ha aggiunto. Peskov sostiene inoltre che “nessuno è stato avvantaggiato dall’avvelenamento di Navalny”.

    Navalny ha iniziato a stare male a bordo di un volo che dalla Siberia rientrava a Mosca. L’aereo ha dovuto effettuare un atterraggio di emergenza a Omsk. Due giorni dopo, i funzionari russi hanno lasciato che Navalny venisse curato in Germania.
    La Bbc ha ricostruito le due ore in cui assistenti di volo e personale medico hanno combattuto per salvare la vita del dissidente russo nei cieli della Siberia.

    La cronostoria

    Il 20 agosto Alexei Navalny sta per prendere un volo della compagnia aerea S7 da Tomsk a Mosca. Non ha mangiato né bevuto nulla per tutta la mattina, a parte una tazza di tè che ha comprato all’aeroporto di Tomsk Bogashevo, secondo il suo addetto stampa Kira Yarmysh.

    Un passeggero dello stesso volo su cui ha viaggiato Navalny, Ilya Ageev, sostiene di aver visto Alexei bere il tè circa un’ora prima del decollo dell’aereo. L’oppositore del Cremlino sorride e scherza con i compagni di viaggio che lo riconoscono tra la folla.

    Durante la prima mezz’ora di volo, Navalny inizia a sentirsi male. Gli assistenti di volo stanno distribuendo l’acqua ai passeggeri, ma lui rifiuta. Dopo poco si alza per andare in bagno. Un altro passeggero si reca al bagno nello stesso momento, ma Alexei Navalny resta dentro per circa 20 minuti. Inizia a formarsi una coda fuori dalla porta.

    Tutti e quattro gli assistenti di volo sono a conoscenza del fatto che uno dei loro passeggeri non sta bene. Pochi minuti dopo, un assistente di volo fa un annuncio chiedendo se a bordo ci sono medici. Gli altri passeggeri iniziano a rendersi conto che la situazione è grave.

    Il resto dell’equipaggio di cabina informa il pilota e cerca di prestare il primo soccorso a Navalny. Il suo assistente, Ilya Pakhomov, cammina lungo il corridoio chiedendo assistenza medica. Una donna, che non è stata identificata, si fa avanti dicendo di essere un’infermiera.

    Durante tutta l’ora successiva la donna e gli assistenti di volo cercano di mantenerlo cosciente fino a quando il pilota non potrà effettuare un atterraggio di emergenza.

    Alle 09:01 ora di Omsk, l’aereo atterra. Il personale medico dell’aeroporto sale sull’aereo appena due minuti dopo l’atterraggio.
    Non appena visitano Navalny, affermano di non essere in grado di curarlo: “questo non è un caso per noi: ha bisogno di cure intensive”. Viene allertata un’ambulanza che giunge direttamente sulla pista di atterraggio.

    Dopo 10 minuti Navalny viene portato portato fuori dall’aereo e la sua barella caricata su un’ambulanza diretta all’ospedale di Omsk. L’aereo viene rifornito di carburante e, dopo un’altra mezz’ora, continua il suo viaggio verso Mosca.”Quando siamo atterrati all’aeroporto di Mosca Domodedovo, diversi poliziotti e uomini in borghese sono saliti sull’aereo. Hanno chiesto ai passeggeri seduti nelle file più vicine a dove era seduto Alexei di restare a bordo, mentre gli altri erano liberi di andare”, racconta un passeggero.

    Il racconto del passeggero Sergey Nezhenets

    Sergey Nezhenets, un avvocato seduto nell’ultima fila è accanto agli operatori che cercano di curare Navalny. “Ho iniziato a prestare attenzione a quello che stava succedendo quando un assistente di volo ha chiesto che dei medici a bordo si facessero avanti”, racconta Nezhenets alla Bbc.

    “Pochi minuti dopo, il pilota ha annunciato che saremmo atterrati a Omsk, perché un passeggero non stava bene. Mi sono reso conto che il passeggero in questione era Navalny solo dopo che siamo atterrati, quando ho controllato Twitter e ho visto i post della sua portavoce. Poco dopo la chiamata per un medico, Alexei ha iniziato a piangere e a gridare. Era chiaramente dolorante. Era sdraiato sul pavimento nella parte dell’aereo riservata all’equipaggio di cabina”.  A quel punto un’infermiera si è fatta avanti per offrire assistenza medica. Non so cosa hanno fatto ma li ho sentiti continuare a dire ‘Alexei, bevi, bevi, Alexei, respira!’ Quando si lamentava, il resto di noi in un certo senso si sentiva meglio, perché potevamo dire che almeno era ancora vivo”.

    “Due degli assistenti di Navalny erano in piedi nelle vicinanze; uno era il suo addetto stampa Kira Yarmysh. “Era molto nervosa”, dice Nezhenets. “Il medico le ha chiesto cosa gli fosse successo e Kira ha risposto: ‘Non lo so, probabilmente è stato avvelenato’. L’equipaggio si è mosso rapidamente per chiedere il permesso per un atterraggio di emergenza a Omsk, ottenuto immediatamente. Ci sono voluti poco più di 30 minuti per l’atterraggio dell’aereo. Ma l’equipaggio di cabina “continuava a controllare i finestrini e si lamentava del fatto che, poiché era così nuvoloso, ci voleva più tempo per atterrare mentre Alexei stava così male”.

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