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    Moscovici: “Deficit oltre il 3%? La Francia può farlo, l’Italia no”

    Emmanuel Macron e Pierre Moscovici

    Per il Commissario europeo agli Affari economici il caso italiano e quello francese "sono completamente diversi"

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 12 Dic. 2018 alle 11:59 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 01:30

    Lo sforamento del 3 per cento del rapporto deficit/Pil da parte della Francia, come conseguenza delle riforme promesse da Macron ai gilet gialli, è uno scenario che le istituzioni europee “possono prendere in considerazione”.

    A dirlo è il commissario per gli affari economici dell’Ue Pierre Moscovici in un’intervista al giornale francese Le Parisien.

    Moscovici ha così bloccato sul nascere i tentativi del governo M5s-Lega di far leva sull’aumento della spesa pubblica francese per chiedere maggiore flessibilità anche per l’Italia.

    Per il Commissario Ue la situazione italiana e quella francese “sono completamente diverse”.

    “Non facciamo come se ci fosse da una parte una severità eccessiva e dall’altra non so quale lassismo – ha detto Moscovici – Il debito dell’Italia è sotto osservazione da anni, mentre ciò non è mai avvenuto per la Francia”.

    Martedì 11 dicembre, era stato il premier francese Edouard Philippe ad ammettere che le misure promesse da Macron per venire incontro ai gilet gialli e placare la loro protesta potrebbero portare il deficit francese addirittura al 3,5 per cento.

    Una dichiarazione che aveva spinto diversi esponenti dell’esecutivo M5s-Lega a chiedere di poter usufruire degli stessi benefici concessi al governo transalpino.

    Macron, nello specifico, ha dichiarato di essere pronto ad aumentare di 100 euro il salario minimo, che oggi ammonta a 1.184 euro netti mensili, a defiscalizzare le ore di straordinari e i premi pagati dalle imprese ai lavoratori a fine anno, nonché a tagliare le tasse per le pensioni sotto i 2mila euro.

    Si tratta di misure che, nel complesso, potrebbero costare fino a 10 miliardi.

    Mercoledì 12 dicembre il premier Giuseppe Conte vedrà il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Si tratta del primo di una serie di incontri decisivi.

    Bruxelles ha chiesto una correzione della manovra in tempi rapidissimi, con un deficit sotto al 2 per cento.

    Il governo M5s-Lega, al momento, sembra disposto a scendere non oltre il 2,1, racimolando risparmi nelle pieghe degli emendamenti e lasciando quasi immacolati reddito di cittadinanza e quota 100.

    Ma, se prevarrà la linea Moscovici, nel negoziato l’Italia non potrà portare come argomento a sui favore lo sforamento del 3 per cento da parte della Francia.

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