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    L’ex ministro russo nemico di Putin fu ucciso, non morì per un infarto

    Mikhail Lesin, trovato morto in una stanza d’albergo di Washington l'anno scorso, non è stato colpito da un infarto ma è stato ucciso, hanno rivelato le autorità

    Di TPI
    Pubblicato il 11 Mar. 2016 alle 11:48 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:11

    L’ex ministro delle comunicazioni russo, Mikhail Lesin, trovato morto in una stanza d’albergo di Washington l’anno scorso, non è stato colpito da un infarto ma è stato ucciso, hanno rivelato le autorità statunitensi che hanno indagato sul caso.

    L’autopsia avrebbe rivelato profonde ferite da corpi contundenti alla testa dell’uomo, anche se le cause del decesso e le circostanze della morte restano ancora da chiarire.

    I media russi parlarono, citando familiari di Lesin, di morte per infarto al termine di una lunga malattia. Ma la polizia di Washington ha continuato a indagare sul caso, anche perché l’uomo, un tempo stretto collaboratore di Putin, era diventato un esponente del dissenso nei confronti del presidente russo.

     La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, e l’ambasciatore russo a Washington hanno protestato con gli Stati Uniti per non aver ancora fornito chiarimenti sulle indagini, nonostante le numerose richieste del Cremlino.

     Conosciuto come un politico ambizioso e senza scrupoli, Lesin riuscì a entrare nell’oligarchia dei media russi fino a diventare capo della Gazprom Media, uno delle principali società nel settore delle telecomunicazioni, per poi dimettersi nel 2015 a causa delle precarie condizioni di salute.

     Tra il 1994 e il 2004 è stato ministro delle comunicazioni e uno degli ideatori di Russia Today, il canale in lingua inglese fondato dal Cremlino e adesso una delle principali rete televisive mondiali.

     Lesin era sospettato di aver accumulato negli Stati Uniti, quando era ministro delle comunicazioni, un’enorme fortuna, compresa una casa a Los Angeles da 28 milioni di dollari e l’anno scorso il senatore del Mississippi Roger aveva chiesto di indagarlo per corruzione e riciclaggio.

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