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    Miguel Diaz-Canel, il nuovo leader cubano?

    Non è un eroe nazionale come Fidel. Non ha il carisma del presidente Raul. Miguel Diaz-Canel, 52 anni, è il nuovo numero due del regime

    Di Ernesto Clausi
    Pubblicato il 5 Mar. 2013 alle 07:29 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 12:41

    Miguel Diaz-Canel nuovo leader cubano

    Domenica scorsa l’Asamblea Nacional del Poder Popular, il Parlamento cubano, ha prolungato, per la seconda e ultima volta, il mandato quinquennale di Raul. Poi sarà quasi certamente Diaz-Canel, nominato primo vice presidente, a prendere il suo posto. E, stando alle dichiarazioni del lider maximo, ormai 81enne, ciò potrebbe accadere anche prima del 2018. Non è uno degli uomini che hanno lottato al fianco di Fidel. Miguel, l’homo novus a L’Avana, è il più giovane membro della leadership cubana, e non era ancora nato quando Fidel cominciava la sua rivoluzione, nel 1953.

    Soprannominato il ‘Richard Gere cubano’, per i suoi capelli bianchi lucenti, il volto pulito e il portamento elegante, è pressoché sconosciuto alla politica internazionale. Già ingegnere elettronico e professore, una lunga militanza politica nel partito comunista, è stato apprezzato per le sue capacità amministrative e politiche nelle province in cui ha operato, Villa Clara e Holguin. Nel 2009 è stato nominato ministro de l’Educacion Superior. E oggi è uno degli uomini più fidati di Raul.

    Un carattere diverso da quello del vulcanico Fidel, ai lunghi e pomposi discorsi dal carattere populista preferisce un approccio pragmatico e ponderato. Una scelta politicamente diversa, che Lopez Levy, analista per gli affari cubani all’Università di Denver, ha definito come “l’inizio dell’era post-castrista”.

    Dopo le bocciature – vere e proprie purghe – toccate a leader del calibro di Carlos Lage e Felipe Perez Roque, definiti troppo ambiziosi e spesso in contrasto con i fratelli Castro, la scelta è ricaduta su un uomo leale e al contempo moderno, aperto alle riforme di cui Cuba ha bisogno. Un profilo che si distingue da una classe politica vetusta e che rigetta a priori influenze e visioni politiche occidentali.

    Cuba sta lentamente cambiando. Sotto la guida di Raul, il Paese ha intrapreso il sentiero delle prime liberalizzazioni economiche, e Miguel Diaz Canel probabilmente continuerà su questa strada. La costituzione di aziende private, la compravendita di case e auto, l’introduzione di cooperative anche al di fuori del settore agricolo: riforme economiche e aperture sociali che riducono lo stringente controllo statale e aprono a diverse forme di mercato.

    Miguel, esponente di una nuova generazione politica, dovrà anche gestire le cruciali relazioni con gli Stati Uniti. Oggi, l’ostacolo principale resta la leadership castrista. L’Helms-Burton Act, emanato dal Congresso degli Stati Uniti nel 1996, prevede il divieto di riconoscere lo Stato cubano fino a quando il nome Castro sarà legato alla guida del Paese. Ma ormai sanno tutti che è una questione di tempo. Cuba non diventerà un alleato degli Stati Uniti, ma sarà un partner con cui intrattenere relazioni economiche e diplomatiche.

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