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    Così il dittatore torna “utile”: l’Ue offre 3,5 miliardi alla Turchia di Erdogan per bloccare i migranti

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 24 Giu. 2021 alle 08:57

    Migranti, l’Ue offre 3,5 miliardi a Erdogan per bloccare la rotta balcanica

    Bloccare l’arrivo dei migranti dalla rotta balcanica: è questo l’obiettivo dell’Ue, che, proprio per questo motivo, oggi, giovedì 24 giugno 2021, proporrà lo stanziamento di 3,5 miliardi di euro alla Turchia del “dittatore utile” Erdogan.

    A Bruxelles, infatti, oggi, giovedì 24, e domani, venerdì 25 giugno, è in programma il Consiglio Europeo durante il quale i leader discuteranno, tra le altre cose, dei flussi migratori.

    Secondo quanto anticipato da La Stampa, i leader chiederanno alla Commissione europea di “preparare un piano d’azione per stringere accordi con i Paesi africani di origine e di transito, utilizzando 8 miliardi di euro nell’ arco dei prossimi sette anni”.

    Questo progetto, tuttavia, non sarà operativo prima di fine ottobre, ecco perché oggi Ursula von der Leyen proporrà di dare alla Turchia altri 3,5 miliardi di euro da qui al 2024, che vanno ad aggiungersi agli oltre 6 miliardi già versati ad Ankara negli ultimi cinque anni.

    Circa 2,2 miliardi, invece, verranno dati a Giordania e Libano per allestire nei loro Paesi i campi profughi. A preoccupare l’Unione Europea, infatti, è la possibile ripresa dei flussi migratori lungo la rotta balcanica alla luce anche del ritiro delle truppe Usa e Nato dall’Afghanistan.

    Lo stesso premier Draghi ha ammesso la sua preoccupazione dichiarando che l’uscita delle truppe dall’Afghanistan “provocherà un aumento dei flussi, di cui non conosciamo l’entità ma sappiamo che sarà grande”.

    Sul Consiglio Ue, invece, il premier nel corso della sua informativa in Parlamento ha affermato che “è bene non aspettarsi risultati trionfali in Europa, la trattativa è lunga, dobbiamo essere persistenti e presenti” aggiungendo: “Una volta che si hanno flussi migratori legali, bisogna aiutare a essere integrati, altrimenti noi facciamo innanzitutto un danno a noi stessi, creiamo nemici del paese”.

    Ma sul tavolo dei 27 resta il problema Libia, il cui governo non è considerato un interlocutore stabile. Senza la stabilizzazione del Paese nordafricano, infatti, è impossibile contenere i flussi migratori.

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